domenica 15 settembre 2013

Epicuro e le prostitute

Notti attiche IX, 5 è una di quelle paginette preziose che ti illuminano di colpo nel preciso istante in cui ti mettono con le spalle al muro costringendoti a prendere una posizione. Aulo Gellio sta facendo una breve rassegna dei pareri dei filosofi sulla natura e il carattere del "piacere" e in apertura ricorda che la "voluptas" era per Epicuro il "summum bonum", precisando che con "voluptas" quest'ultimo intendeva semplicemente un "tranquillo stato di riposo del corpo" (sarkòs eustathès katástema). In chiusura, però, ricorda l'opinione sferzante di tale Ierocle Stoico (un contemporaneo di Epitteto, pare) sulla concezione epicurea: "Porre il piacere come fine ultimo, è opinione da puttane; dire che non c'è alcuna Provvidenza, è di nuovo opinione da puttane" (così tradurrei il greco Edonè télos, pórnes dógma; ouk éstin prónoia, oudé pórnes dógma).
Ed ecco l'illuminazione: ora capisco perché le prostitute e gli epicurei mi sono sempre sembrati più saggi, profondi e filosoficamente interessanti degli Stoici e di tutti i sostenitori della Provvidenza e del Disegno Intelligente messi insieme.

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