«Das Leben der Erkenntnis ist das Leben, welches glücklich ist, der Not der Welt zum Trotz» (Ludwig Wittgenstein, Tagebucheintrag vom 13.8.16).


«E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citerò Cioran (…): “Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. ‘A cosa ti servirà?’ gli fu chiesto. ‘A sapere quest’aria prima di morire’”» (Italo Calvino, chiusa di "Perché leggere i classici").


«Neque longiora mihi dari spatia vivendi volo, quam dum ero ad hanc quoque facultatem scribendi commentandique idoneus» (Aulo Gellio, "Noctes atticae", «Praefatio»).


mercoledì 28 dicembre 2011

Eco e la logica zoppa della Lega



Per capire la posizione di Eco, io proporrei di tenere ben distinti i due piani:

1) quello che ha capito Salvini

2) quello che voleva dire Eco

1. Salvini ha creduto di fare un'inferenza logica, ma, come ha rilevato Giovanna Cosenza (semiologa e allieva di Umberto Eco), si è sbagliato. Al massimo, aggiungo, quello che lui ha capito si fonda su un'implicatura conversazionale alla Grice, che è comunque distorta, perché Eco non voleva suggerire che gli elettori leghisti siano come Casseri (su questo tornerò nel secondo punto). Per fare un esempio di comune implicatura: se assisto a un esame e vado a riferire agli amici che la metà dei candidati l'ha superato, i miei amici, applicando la regola della quantità di Grice (dare tutte le informazioni di cui si è in possesso, se sono utili alla comunicazione), fanno benissimo a intendere per implicatura che l'altra metà non l'ha superato. Tuttavia si noti che dal punto di vista logico l'implicazione non sarebbe corretta, visto che la verità di "La metà ha superato l'esame" segue logicamente sia da "Tutti l'hanno superato" sia da "Metà l'ha superato e metà no", sicché in termini strettamente logici non è stabilito cosa sia accaduto all'altra metà.

2. Cosa voleva dire Eco? Io ritengo che per capire il modo in cui Eco intende il rapporto Lega/Casseri sia utile rileggere le pagine 135 (e dintorni) e 230 (e dintorni) del Nome della rosa, dove si parla rispettivamente di "sillogismo pratico" e di "perfido sillogismo". Eco, per bocca dell'abate (nel primo caso) e di Guglielmo (nel secondo), discute il rapporto tra francescani e dolciniani (tralascio qui il fatto che nel primo caso l'abate confonde i fraticelli con i dolciniani, come gli fa notare subito Guglielmo). Ebbene, lì è chiaro che i dolciniani sono degli esempi perfetti di "folli marginali", cioè individui che dalla premessa che la Chiesa debba essere povera traggono la conclusione delirante che tutti i preti ricchi debbano essere massacrati. E si noti che in quelle pagine Eco alludeva chiarissimamente al rapporto tra sinistra istituzionale e Brigate rosse, sicché il rapporto che lui suggerisce oggi tra Lega e pazzi criminali come Casseri diventa più chiaro. A mio parere, in tutti e tre i casi Eco raccomanda ai "maestri" (francescani, comunisti e leghisti) di stare attenti a come formulano le loro dottrine, per evitare che i seguaci paranoici entrino nel gorgo cognitivo del "perfido sillogismo" e si mettano a fare fuoco all'impazzata.

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