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Caricatura di Raymond Queneau |
Tempo fa, in un forum
on line di formazione per docenti, in particolare nell’area del cazzeggio
chiamata “Caffè”, la collega e amica Mariangela Varone propose, come gioco letterario
di gruppo, di fare il verso ai mitici Esercizi di stile di Raymond
Queneau (1947 & 1969), resi celebri in Italia da Umberto Eco, che li
tradusse per Einaudi nel 1983 (recentemente è uscita una nuova edizione del
libro di Eco-Queneau con un’ampia appendice di Stefano Bartezzaghi). Il testo di
partenza, nel nostro caso, era l’incipit di Alice nel paese delle
meraviglie in una comune edizione italiana. Com’è noto, il gioco consiste
nel riscrivere il pezzo in tutti i modi possibili, ovvero in tutti gli “stili”
forniti dalla retorica, dalla letteratura e in genere dalle tecniche di
comunicazione. Come già osservava Eco alla fine dell’Introduzione della sua
versione italiana, il gioco di Queneau è un uovo di Colombo e consente
un’infinità di varianti: egli stesso aveva dovuto contenere la sua creatività
nell’approntare la traduzione e si rammaricava di non poter colmare le lacune
del testo originale e di non poter proseguire il gioco per esempio immaginando
di riscrivere il testo di partenza alla Hemingway, alla Robbe-Grillet, alla
Moravia ecc.
Naturalmente noi non avevamo scrupoli di fedeltà e così abbiamo
potuto sviluppare il gioco ad libitum. Nei miei contributi, che qui riporto, io ho in parte fatto il verso a Queneau e in parte ho seguito i suggerimenti di
Eco, per esempio riscrivendo il testo alla Proust, alla Bukowski, alla
Camilleri, alla Saramago e persino alla Eco!
Buon
divertimento!
Testo-base
Alice cominciava ad essere
stufa di starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva del fiume, senza niente
da fare; aveva sbirciato un paio di volte nel libro che sua sorella stava
leggendo, ma non c’erano né figure né dialoghi, “e a che pro un libro” pensava
Alice, “senza le figure e i dialoghi?”.
Così se ne stava a riflettere nella
sua testolina (per quanto era possibile, perché faceva un caldo del diavolo e le
cascavano gli occhi e la concentrazione) se il piacere di intrecciare una
coroncina di margherite valesse la noia di alzarsi per coglierle, quando dal
nulla un Coniglio Bianco con gli occhi rosa le passò accanto correndo a tutta
birra.Mezzo maccheronico
Aphye incipiebat affecta
esse sedendi taedio apud soretam suam in fluminis ripa, nullafacente; bis oculis
traversis aspexerat librum quem soreta legebat, sed figurae et dialogi non ivi
erant, “Pro quo enim liber”, Aphye cogitabat, “sine figuris
dialogisque?”.
Ita stabat assisa considerando in sua testula (quantopere
potebat, cur diabolice incalescebat et oculi et animi intentio sui cecidebant)
si libido margaritarum coronas intexendi par esset taedio culum levandi ad eas
carpendas, cum ex nihilo ortus oculis roseis candidus cuniculus apud puellam
festinus cucurrit.
L’eterna ghirlanda brillante di margherite escheriane (omaggio a Hofstadter)
Alice cominciava ad essere
stufa di starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva del fiume, senza niente
da fare; aveva sbirciato un paio di volte nel libro che sua sorella stava
leggendo, ma non c’erano né figure né dialoghi, “e a che pro un libro” pensava
Alice, “senza le figure e i dialoghi?”. Il libro si intitolava Alice nel
paese delle meraviglie e cominciava così:
Alice cominciava ad
essere stufa di starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva del fiume, senza
niente da fare; aveva sbirciato un paio di volte nel libro che sua sorella stava
leggendo, ma non c’erano né figure né dialoghi, “e a che pro un libro” pensava
Alice, “senza le figure e i dialoghi?”. Il libro si intitolava Alice nel
paese delle meraviglie e cominciava così:
Alice cominciava ad essere stufa di starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva del fiume, senza niente da fare; aveva sbirciato un paio di volte nel libro che sua sorella stava leggendo, ma non c’erano né figure né dialoghi, “e a che pro un libro” pensava Alice, “senza le figure e i dialoghi?”. Il libro si intitolava Alice nel paese delle meraviglie e cominciava così:
Alice cominciava ad
essere stufa di starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva del fiume, senza
niente da fare; aveva sbirciato un paio di volte nel libro che sua sorella stava
leggendo, ma non c’erano né figure né dialoghi, “e a che pro un libro” pensava
Alice, “senza le figure e i dialoghi?”. Il libro si intitolava Alice nel
paese delle meraviglie e cominciava così:
Alice cominciava ad essere stufa di starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva del fiume, senza niente da fare; aveva sbirciato un paio di volte nel libro che sua sorella stava leggendo, ma non c’erano né figure né dialoghi, “e a che pro un libro” pensava Alice, “senza le figure e i dialoghi?”. Il libro si intitolava Alice nel paese delle meraviglie e cominciava così:
Alice cominciava ad essere stufa di starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva del fiume, senza niente da fare; aveva sbirciato un paio di volte nel libro che sua sorella stava leggendo, ma non c’erano né figure né dialoghi, “e a che pro un libro” pensava Alice, “senza le figure e i dialoghi?”. Il libro si intitolava Alice nel paese delle meraviglie e cominciava così:
In soggettiva wittgensteiniana
Siedo in
riva al fiume con un filosofo che legge un libro senza dialoghi né figure
intitolato Proof of an External World, che suppongo sia non solo noioso
ma anche pieno di confusioni concettuali derivanti da un cattivo uso del
linguaggio ordinario. Ogni tanto egli alza lo sguardo e dice: “Io so che questo
è un albero”, e così dicendo indica un albero nelle nostre vicinanze. Allora mi
viene in mente la poesia Jabberwocky che un giorno leggerò nel Libro
dello Specchio e gli chiedo: “E i ‘toves’ lo sai cosa sono?”. Lui ammette di non
saperlo e allora io gli dico che, secondo Humpty Dumpty, che un giorno me lo
dirà, i ‘toves’ sono una specie di tassi, un po’ come le lucertole e un po’ come
i cavatappi, fanno il nido sotto le meridiane e si nutrono di cacio. “Ora pensi
di saperlo cosa sono i ‘toves’”?, gli dico. E così cominciamo a discutere sul
problema di cosa sia la spiegazione del significato di una parola e su come esso
incida sul fenomeno del vedere-come, che grazie a me la semantica cognitiva
discuterà a lungo.
Poi sentiamo arrivare qualcuno e io mi affretto a dire:
“Non siamo pazzi, Sir, stiamo solo facendo filosofia”. Il mio amico scoppia a
ridere e mi dice: “Guarda che è passato un coniglio bianco cogli occhi rosa, non
un uomo!” “Ne sei sicuro?”, gli faccio io, “Non poteva anche essere un’anatra?”.
[E gli mostra la testa anatra-coniglio]
NOTA: Per la soriella dei filosofi seduti in
giardino, cfr. Wittgenstein, Della certezza, § 467; per la definizione
dei ‘toves’, cfr. la seconda pag. del Libro blu di Wittgenstein; per la
testa anatra-coniglio, cfr. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, II, XI.
La parola inesistente “toves” ricorre nel primo e nel quartultimo verso della
poesia Jabberwocky, che Alice legge nel primo capitolo di Through the
Looking Glass, mentre la sua definizione ad opera di Humpty Dumpty si ha nel
cap. VI. Wittgenstein, ex maestro elementare, conosceva benissimo la storia di
Alice e ha reso omaggio a Carroll anche nelle sue ultime riflessioni (cfr. ad
es. Ricerche filosofiche, II, XI, p. 262 = Ultimi scritti di filosofia
della psicologia, I, § 599, dove c’è un esplicito riferimento a un passo del
primo capitolo del secondo Alice).
Acrostico in versi liberi (occhio alle iniziali dei versi)
Alice
Là sul limitar del rivo stava
In compagnia della germana
Che un libro impegnava
Eppur dialoghi e figure
Non recava.
Ella va in esso sbirciando
Lassa, e del tutto la vanità apprende.
Poscia al caldo la mente volge
Ancor sedendo
E mirando.
Scemale nel cor l’ambito
Estro di Flora:
Di margherite il serto
Ella nel pensier si finge e tosto oblìa
L’ora meridiana e la noia
Lamentando
E il sonno.
Ma ecco
Erompe
Ratto
All’improvviso
Vociando
In corsa
Gran Coniglio Bianco
L’occhio rosato
Insolito
Esponendo.
Telegrafico
ALICE
SBUFFA STOP TROPPO TEMPO SEDUTA CONTEMPLANDO FIUME STOP ACCANTO EST SORELLA
LETTRICE INTENTA LIBRO SENZA FIGURE ET DIALOGHI STOP ALICE CONSIDERA LETTURA
INUTILE STOP VALUTA INOPPORTUNO CAUSA CALDO DEBILITANTE ALZARSI ET RACCOGLIERE
MARGHERITE STOP SBUCA IMPROVVISO CONIGLIO BIANCO OCCHI ROSA RAPIDO ANDANTE STOP.
Televideo Rai: Ultim’ora
Ore 15,00: Adolescente avvista
coniglio in corsa. Le reazioni del mondo politico. -->
Approfondimento. Secondo quanto riportato dall’Ansa, in una località
imprecisata della campagna inglese una ragazzina avrebbe avuto un incontro
ravvicinato con un coniglio bianco dagli occhi rosa. Il carattere insolito della
vicenda consiste nel fatto che la suddetta si trovava in compagnia della
sorella, la quale ha dichiarato di non aver visto nulla perché intenta, al
momento dell’accaduto, nella lettura di un libro senza figure né dialoghi. Alice
(questo il nome dell’avvistatrice di conigli, ndr) sembra abbia parlato con i
cronisti dopo essersi svegliata da un lungo sonno, causato, a quanto pare, dalla
noia di un pomeriggio afoso passato sulla riva di un fiume. “Non valeva la pena
neppure alzarsi per raccogliere margherite da intrecciare in coroncine”, ha
dichiarato. Secondo un testimone oculare, tale Carroll Lewis, si è trattato solo
di un sogno, perché ciò che si poteva vedere erano due ragazzine, di cui una
immersa nella lettura e l’altra addormentata. Articolate e contrastanti le
reazioni nel mondo politico italiano. Secondo il Presidente del Senato Schifani,
l’accaduto poteva accadere solo in Inghilterra, l’unico paese europeo in cui la
sinistra parolaia è ancora al potere. Il portavoce dei verdi taglia corto e urla
da un’aiuola di Piazza Montecitorio: “E’ una lezione di ecologia!”. Il Ministro
Bondi sottolinea invece il carattere poetico e altamente culturale della
vicenda, nonché la coerenza teoretica dell’accaduto con quasi tutte le
encicliche del Papa. Da parte sua, il ministro Brunetta legge nella notizia una
efficace rappresentazione della situazione italiana: "Poiché sono un professore,
vi spiego", ha spiegato ai giornalisti, "Alice? Una fannullona. Il coniglio
bianco trotterellante e indaffarato? C'est moi!". Il Premier Silvio
Berlusconi, invece, ironizza sull'accaduto lanciando una frecciata
all'opposizione: "Ora diranno che qualcuno ha visto una scena simile a Villa
Certosa, con Noemi al posto di Alice nel mio parco ed Emilio Fede vestito da
coniglio che va a prenderla per portarla da me mentre l'aspetto sul letto
regalatomi da Putin!". Parlando infine coi giornalisti nel corso
dell’inaugurazione della nuova caserma dei Carabinieri di San Michele di
Ganzaria, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha da parte sua
dichiarato: “Quanto accaduto è un monito all’unità nazionale soprattutto per noi
italiani. Il rossore degli occhi e il biancore del manto del mite animale, uniti
al verdore dei prati, sono segni inequivocabili del significato patriottico
dell’evento, che tutti i docenti di storia da oggi in poi dovrebbero ampiamente
trattare nelle nostre scuole di ogni ordine e grado”.
Il cacciatore
- Porca troia!
- Che c’è, Ignazio? Ti è andata male
oggi?
- Certo che mi è andata male, e tutto per colpa di due puttanelle
sfaccendate! Ma dico, gli stronzi dei loro genitori non se le possono tenere a
casa a fare la calza, invece di mandarle al fiume a guardare l’acqua che passa
senza fare un cazzo per mezza giornata?
- Amore, non te la prendere così
tanto… Capita, qualche volta. Su, lavati che la cena è pronta: oggi coniglio
alla cacciatora…
- Ma Cristo di Dio, mi vuoi prendere per il culo? Io mi
lascio scappare un grosso fottutissimo coniglio selvatico e tu me ne presenti
uno d’allevamento comprato al reparto macelleria del supermercato? Sei una
stronza di merda!
- Ignazio, ti prego, non fare così… Su, raccontami com’è
andata. Magari ti passa, la rabbia.
- Col cazzo che mi passa! Stavo già da
un’ora appostato dietro un albero con la tana di quel pezzo di merda di coniglio
che già una volta mi era sfuggito… ma quanto cazzo ce l’ha profonda la tana quel
figlio di puttana, che il furetto non mi è più tornato indietro? Dico, con la
tana sotto tiro… un’ora lì, fermo, immobile, senza fiatare… Tutt’a un tratto
arrivano queste due stronzette, e che ti fanno? Si vanno a sedere proprio tra me
e la tana! Ora se ne vanno, mi dico, stai calmo… ora se ne vanno a farsi
fottere… E invece se ne stanno per ore sedute lì, una a leggere un libro e
l’altra a guardare un po’ il libro dell’amichetta, o della sorella, che cazzo ne
so, un po’ le margherite… Le avesse almeno raccolte quelle fottute margherite,
così almeno si toglieva dai coglioni per un po’… E invece niente… Tutt’a un
tratto quel pezzo di merda sbuca, chissà da dove… Me lo vedevo lì, quasi a tiro,
bello grosso, bianco, con gli occhi che sembravano arrossati… Sembrava persino
che indossasse una specie di gilè… Ma sicuramente era un gioco delle ombre…
Cazzo, ti rendi conto? Mi sfrecciava a pochi metri e non potevo sparare, perché
se no avrei rischiato di far saltare le cervella a quelle due troiette di merda…
- Va bene caro, dài, su, non ci pensare…
- Non ci pensare? Come faccio a
non pensarci? Ero così incazzato che mi dev’essere salito il sangue alla testa
perché ho persino avuto le allucinazioni…
- Le allucinazioni? Oddìo, e
come?
- Pensa che mi è sembrato di vedere il coniglio estrarre un orologio da
un taschino, guardare l’ora e lamentarsi di essere in ritardo! Te lo avevo detto
che mi sembrava vestito per il gioco d’ombre… E non è finita qui! A un certo
punto la ragazza, dico, quella che non leggeva ma guardava qua e là come una
scema, sai che ha fatto? Ha inseguito il coniglio fin dentro la tana e non l’ho
più vista uscire… A un certo punto ho avuto paura che poteva essere successo
qualcosa e me ne sono scappato da lì…
- Hai fatto bene, caro. Meglio non
immischiarsi in queste cose. Vai a lavarti ora, e calmati, ti prego… Se vuoi
butto il coniglio e ti faccio due uova…
Litoti
Alice
non tardò ad essere tutt’altro che soddisfatta di starsene non in piedi non
lontano da sua sorella sulla riva del fiume, facendo men che qualcosa; aveva
guardato non distrattamente più di una volta e meno di tre il libro che sua
sorella stava non proprio studiando né semplicemente guardando, ma c’erano
tutt’altro che figure e dialoghi, “come può essere non inutile un libro” pensava
Alice, “se ci sono tutt’altro che figure e dialoghi?”.
Così non si smuoveva
dal riflettere nella sua testa per niente grande (nella misura in cui ciò non
era impossibile, perché faceva ben altro che un freddo cane e certo non le
restavano sveglie né le palpebre né la capacità di non cedere a qualsiasi
distrazione) se l’occupazione non spiacevole di non lasciare a una a una le
margherite disponendole a formare una coroncina fosse o non fosse disprezzabile
rispetto al tutt’altro che eccitante compito di smettere di star seduta per
andare a fare in modo di non lasciarle al loro posto naturale, quando non da un
punto preciso un Coniglio di colore opposto al nero con gli occhi , per
l’esattezza, del colore che sta tra il bianco e il rosso, le passò tutt’altro
che lontano muovendosi non certo lentamente e senza indugio alcuno.
Lipogramma in a
Il futuro piccolo ospite femminile del
posto dello stupore diede i primi sbuffi: perché sedere inutilmente come
perdigiorno lì sul lido del fiume con Enny, prole dei suoi stessi genitori?
Sbirciò di nuovo nel libro di Enny e di nuovo non vide né figure né botte e
risposte. “Che senso può contenere un libro”, pensò, “privo di figure e botte e
risposte?”
Così rimuginò (per quel che potette, perché un fuoco estivo del
demonio per poco non le chiuse gli occhi e le obnubliò le meningi) se il diletto
di costruirsi corone di fiori potesse essere più forte del noioso processo
motorio del loro coglimento, finché improvviso un Coniglio Niveo con gli occhi
color pelle le sfrecciò vicino correndo come un folletto.
Filosofico
Alice, soprannominata Sophia dagli amici
per la consustanziale apertura al thaumazein che costituiva la differenza
specifica nella definizione della sua essenza, era preda di un incipiente
sentimento della inessenzialità e inautenticità del suo ‘sistere’ ontico senza
alcun ‘ex–’ ontologico presso la sorella sulla riva dell’ente scorrente in sé e
per sé di cui l’efesio stabilì l’impossibilità di bagnare due volte con le
medesime particelle dell’arché del primo milesio un corpo che vi si immerga al
tempo ti con zero e al tempo ti con uno con delta ti piccolo a piacere; aveva
osservato un paio di volte la peculiare densità semiotica del libro che
l’individuo contingentemente identico - in base all’analisi offerta
dall’individuo contingentemente identico all’autore di Two Dogmas of
Empiricism, di cui si dichiarava seguace soprattutto in materia di
relatività ontologica e semantica dei mondi possibili - all’unica altra figlia
della moglie del figlio dei suoi nonni paterni stava leggendo, e con apodittica
evidenza protocollare aveva stabilito che il suddetto volume era privo di
correlati iconici e di brachilogie socratiche. “E qual è il telos, l’aretè,
l’entelechia di un libro” pensava la proprio per questo esistente Alice, “se
esso è privo di correlati iconici e di brachilogie socratiche?”. Ragion per cui,
volgendo le sue meditazioni metafisiche a più degno oggetto (per quanto la trama
delle contingenze termico-atmosferiche lo consentisse con le sue emanazioni
causali inibenti e debilitanti sui muscoli delle sue palpebre e sulle variabili
aleatorie della funzione d’onda della distribuzione probabilistica delle sue
energie attentive), Alice passò a considerare lo statuto epistemologico e la
possibilità di una corroborabilità a priori di una serie di asserti
controfattuali sulla relazione logico-pragmatica tra l’appagamento
epicureo-edonistico derivante dalla realizzazione di una coroncina di margherite
e il sentimento della futilità del Tutto indotto dalla noia esistenzialistica
implicato dal gesto assurdo di alzarsi a raccoglierle, quando, emergendo dal
solido nulla eterno di cui l’essere finito è trascurabile epifenomeno, in una
porzione spazio-temporale del suo campo visivo fenomenologico apparve e disparve
quasi subito una fuggente macchia bianca con due piccole chiazze rosa a
un’estremità, che lei, con la prontezza delle esecuzioni
linguistico-referenziali che la caratterizzavano quando si trovava davanti ai
significati-stimolo affermativi, battezzò, con un enunciato occasionale
olofrastico accidentalmente identico a un designatore rigido, come
“Gavagai”.
Bukowskiano
Alice si era rotta i coglioni di
starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva di quel fiume pieno di merda e
di piscio, senza avere un cazzo da fare.
La confezione da sei di birre era
bell’e andata e le bottiglie giacevano buttate intorno, vuote.
Era sbronza.
Aveva dato un’occhiata al libro che sua sorella stava leggendo e si era
accorta che non c’erano figure né dialoghi.
“Mi vuoi dire come cazzo fai a
leggere quella roba?”, le disse a un certo punto, “Sarà peggio di Guerra e
pace”.
“Fottiti”, le rispose sua sorella.
“Te l’avevo detto che era
meglio portare Hank e Jimmy. Loro almeno ci avrebbero leccato la figa, una volta
sbronzi.”
La sorella, avendo capito che era partita, non le rispose.
Tacquero per un bel po’.
L'afa e la birra le stavano facendo venire la
nausea e un sonno da rimanerci secca. Per quanto poteva, Alice pensava che
sarebbe stata una stronzata da fighette di Beverly Hills alzarsi per raccogliere
margherite da intrecciare in coroncine del cazzo.
Meglio starsene seduti e
aspettare la morte.
A un tratto sbucò da qualche parte un coniglio.
Era
bianco come il culo di una vecchia troia e le passò davanti correndo a tutta
birra.
“Già”, si disse Alice, “anche lui va a tutta birra”.
E vomitò sul
prato.
Camilleriano
Alici, na picciotteddra vispa,
accuminzava a scassarisi i cabasisi di starisinni assittata ca’ soru sò a ripa
di sciumi, senza fari nenti; aviva taliato du voti il libbru ca sò soru stava
liggennu, ma non c’erano fjure e mancu discursa: “e chi spacchiu sinni fa cu stu
libbru” pinzava Alici, “senza fjure e discursa?”.
Accussì sinni stava a
ripistiari na tistuzza sò (per quello ca putiva, pirchì c’era la vampa d’agosto
e un cavudu do diavulu e aviva l’occhi a pampineddra e a testa leggia) se a gana
di fare una trizza con le margherite valiva la pena di susirisi pi cugghilli,
quanno in un vìdiri e svìdiri un Cunigghiu Biancu cu l’occhi a testa di minchia
ci scricchiau vicinu currennu a filittiuni.
Alla Saramago (cioè usando solo il punto e la virgola come segni di interpunzione)
Alice cominciava ad essere stufa di starsene seduta vicino
a sua sorella sulla riva del fiume senza niente da fare, aveva sbirciato un paio
di volte nel libro che sua sorella stava leggendo ma non c’erano né figure né
dialoghi, E a che pro un libro, pensava Alice, senza le figure e i dialoghi.
Così se ne stava a riflettere nella sua testolina, per quanto era possibile,
perché faceva un caldo del diavolo e le cascavano gli occhi e la concentrazione,
se il piacere di intrecciare una coroncina di margherite valesse la noia di
alzarsi per coglierle, quando dal nulla un Coniglio Bianco con gli occhi rosa le
passò accanto correndo a tutta birra.
Sceneggiatura del film porno: All’ombra delle fanciulle in calore
Scena
prima:
Esterno giorno. Estate, pomeriggio afoso. Un fiume, un prato,
pochi alberi. La mdp zooma su due adolescenti discinte sedute sulla riva. Una
legge un libro, su cui la mdp indugia in un primo piano rivelandone il
titolo: Le 120 giornate di Sodoma. L’altra, la protagonista Alice, su cui
la mdp passa lentamente inquadrandola dalla bocca alle gambe, si masturba e
sospira annoiata emettendo gemiti di piacere. Mentre è inquadrata tra le gambe,
si sente la sua voce fuori campo che si rivolge alla sorella in tono sprezzante
e lamentoso:
(Alice): - Ma che cazzo leggi, che non ci sono dialoghi
e nemmeno figure?
Dopo questa battuta, emette un lungo gridolino. Ha
finito. La sorella la ignora. La mdp inquadra prima i suoi occhi languidi e poi
delle margherite vicine, ma comunque fuori dalla portata del suo braccio. A
questo punto subentra improvvisamente l’immagine di un coniglio bianco che
guizza e corre nell’erba, finché non sparisce dall’inquadratura. Stacco
improvviso sul volto sorpreso ed eccitato di Alice. Dissolvenza. Immagini
sfuocate e tremule di un’orgia in cui si vede Alice in quello che per lei è il
paese delle meraviglie: è circondata da 3 uomini nudi con orecchie e code da
coniglio che se la lavorano su un letto cosparso di carte da poker.
Proustiano
Da lungo tempo, abbandonata alle
intermittenze del cuore che le richiamavano alla mente ricordi lontani di giorni
felici quando giocava in giardino con le amiche di Combray, mentre la nonna,
affacciandosi all’uscio, diceva sorridente con quella sua voce un po’ chioccia
che le maddalenine erano già sul tavolo accanto alle tazze fumanti di tè, sulla
riva di un fiume sedeva, accanto alla sorella che, leggendo un libro senza
dialoghi né figure, non suscitava il suo interesse, o al massimo la spingeva a
considerare quanto inutili fossero letture di tal fatta, Alice, una fanciulla in
fiore che il caldo annoiava a tal punto da soffocarle sul nascere persino il
piacere di alzarsi e raccogliere margherite da intrecciare in coroncine
ornamentali che avrebbero senz’altro potuto conferire al suo aspetto quella
grazia che le si addiceva, quando a un tratto un Coniglio Bianco, che sembrava
emerso dal nulla in quel prato erboso soffuso di una luminosità foriera di
apparizioni magiche e meravigliose, e che a uno sguardo attento e svelto a
cogliere le sfumature delle cose, anche le più evanescenti ed effimere, rivelava
in tutta la sua dolcezza il colore rosa dei suoi occhi, passò correndo in tutta
fretta accanto a lei.
Sms
(all’amichetta che non ha marinato la scuola)
Sn al fium cn m srl ke sta leggnd1lb snz fig&dialg.Du
pall!:-( Nn m va nemmn d and a coglr marghrt cn sto cald.Oh cz!È passt1cngl
bianc cn gl okk rosa!A dp.Tvtb:-)
Analitica dei mondi possibili della Fabula
(seguendo U. Eco, Lector in fabula, 1979, 8.10 e 11.7)
Definizioni:
1) Wn = mondo possibile asserito
dall’autore nel testo e costituito da una sequenza di Wnsi descritti da
proposizioni P;
2) Wnsi = stato testuale di Wn allo
stato di cose si e al tempo ti;
3) Wnc = mondo
possibile in Wn concepito da un personaggio c e descritto da proposizioni
Q;
4) Wncsi = il possibile corso degli eventi di Wn
così come è immaginato dal personaggio c al tempo
ti;
5) Wr = mondo possibile immaginato dal lettore
(previsto dal testo) e descritto da proposizioni R. Wrsi
si definisce in accordo con quanto precede;
6) Wrc = il mondo possibile che
il lettore immagina che un personaggio concepisca e che è descritto da
proposizioni Z (di solito incassate in R);
7) Wrcc = il mondo possibile che
il lettore crede che un personaggio immagini che un altro personaggio concepisca
(anch’esso descritto da proposizioni Z);
8) Relazione S-necessaria F
(sorellanza) = proprietà strutturalmente necessaria all’identificazione di Alice
come sorella della sorella e di ques’ultima come sorella di Alice;
Analisi di Alice per stati di Wn, Wnc, Wr, Wrc e Wrcc
P1 =
Sulla riva di un fiume stanno due ragazzine in relazione S-necessaria F, di cui
una si chiama Alice (Wns1);
P2 = Alice è annoiata di stare senza fare niente
(Wns2);
P3 = La sorella di Alice legge un libro senza figure né dialoghi
(Wns3);
P4 = Alice pensa Q1 (Wns4);
Q1 = Un libro del genere è inutile
(Wncs1);
R1 e Z1 per inferenza su Q1 = R1(Dunque per Alice Z1(un mondo è
desiderabile se in esso sussistono libri illustrati e dialogati, altrimenti esso
è inutile)) (Wrcs1 in Wrs1).
R2, Z2 e Z3 per inferenza su P3, Q1, R1 e Z1 =
R2 (Quindi secondo Alice Z2(per la sorella Z3 (è preferibile vivere in un mondo
arido e inutile))) (Wrcc1 in Wrs2).
P5 = Fa caldo e Alice ne risente negli
occhi e nella concentrazione (Wns5);
P6 = Attorno ad Alice stanno delle
margherite (Wns6);
P7 = Alice riflette su Q2 (Wns7);
Q2 in R3 (ipotesi di
atteggiamento proposizionale in Wrs3) = R3(Alice pensa Q2(Se raccogliessi
Margherite per far coroncine mi stancherei ancora di più di quanto non mi
stanchi stando seduta senza fare niente)) (Wrcs2 in Wrs3);
P8 = Un Coniglio
Bianco dagli occhi rosa passa correndo (Wns8).
Dantesco libero (con versi tutti presenti nella Commedia)
Udir mi parve un mormorar di fiume.
Poi ch'innalzai un poco più le ciglia,
vidi genti a la riva d’un gran fiume.
Alcuna si sedea tutta raccolta,
e l'un di lor, che si recò a noia,
mirava fissa, immobile e attenta.
Disse: “Perché cotanto in noi ti specchi?
Io fui nel mondo vergine sorella.
La mia sorella, che tra bella e buona
non so qual fosse più, trïunfa lieta
tratto leggendo del magno volume.
Maraviglia udirai, se mi secondi,
di ch'io rendo ragione in questo caldo.
Vola con li occhi per questo giardino:
quivi è la rosa in che 'l verbo divino
carne si fece; quivi son li gigli.
Io levai li occhi e credetti vedere
Caron dimonio, con occhi di bragia:
lunga la barba e di pel bianco mista,
e correa contra 'l ciel per quelle strade.
Già mi sentia tutti arricciar li peli.
‘O animal grazïoso e benigno’,
così li dissi; e poi che mosso fue,
‘Deh, perché vai? Deh, perché non t’arresti?’
Guardommi un poco e poi chinò la testa.
Le braccia aperse, dopo alcun consiglio,
e li orecchi ritira per la testa.
Di maraviglia, credo, mi dipinsi:
‘Io ti seguiterò quanto mi lece’.”
Pastiche joyceano
Sì perché ora comincio a stancarmi di starmene qui
seduta senza far niente davanti a questo fiume che non ci bagnerà mai due volte
come ci diceva il professore che diceva quel tale sì e corre ma dove correrà mai
eppure corre corre come una locomotiva questo correfiume che passato Eva e Adamo
da spiaggia sinuosa a baia biancheggiante ci conduce con un commodius vicus di
ricircolo di nuovo qui sì l’eterno ritorno dell’identico fiume diverso perché
qui viene ognuno per sempre oh sì qui è HCE e siamo venute pure noi io e lei mia
sorella che se ne sta seduta tranquilla a leggere quel suo libro ma a cosa
servirà mai un libro senza dialoghi e figure dio che sonno o forse è un'insonnia
ideale o una veglia che nega la fine questa storia è un incubo dal quale cerco
di svegliarmi e questo caldo mi sta facendo diventare una stupida ma se qui non
succede qualcosa cado nel correfiume e faccio la fine di quella là come si
chiamava oh sì come vorrei farmi una bella corona come una stella come tutte le
più belle cose con quelle margherite sì mi piacerebbe tanto mettermela addosso e
correre sul prato in ricircolo come il correfiume ma chi si alza a raccoglierle
siete margherite specie troppolontane famiglia troppafatica no dico no non
voglio no perché quello che io vorrei ora è ma cos’è oh sì ma che
belbianconiglio e corre corre pure lui l’occhiorosato ma che fa ma no guarda
l’ora ha il panciotto col taschino per l’orologio è in ritardo dice povero me
povero me e povera anch'io e mi guardo intorno e sono tutti migliori di me ma
per cosa sei in ritardo per dove oh che meraviglia oh sì portami via belbianconiglio sotto l'ombra di un bel fior già sento che ti amo e scusa se ti
chiamo amore ma mi basta guardarti per sentirmi lievitare tre metri sopra il
cielo con te verrei anche giù all'inferno perché identica è la via all'in su
alla via all'in giù lo diceva quello di prima come si chiamava oh sì il mio
cuore batte come impazzito guardami te lo chiedo con gli occhi di portarmi con
te ovunque tu vada no no non sparire dietro quella siepe voglio essere tua sì sì
vengo mi alzo vado dove mi porta il cuore e corro sì corro e sì dico sì voglio
Sì.
Complimenti per questo blog che offre un notevole contributo al "bel sapere"...
RispondiEliminaDa maestra, sono stata subito attratta da questo post che trovo davvero divertente oltre che interessante.
Auguri!
Grazie Palma! Auguri anche a te!
RispondiEliminaIo ci arrivo stasera e ti metto subito tra i preferiti.
RispondiEliminaPopinga ci giunse sul far della notte e, diavolo camerati, si convinse che quel luogo gli piaceva.
Arrivò un lettore da Trainito / Che lo scelse come preferito: / Un blog intelligente / Assai divertente, / Come gustare un marrone candito.
Dato che Esiste [un blog tale che x è piacevole] allora [x è tra i preferiti].
Grazie, collega Popinga! In linguaggio logico-simbolico avrei qualche giochino (tipo un teorema di esistenza per una maschera inesistente). Ma chissà in quale recesso dell'archivio del cazzeggio è finito. Dovrò accontentarmi di riesumare e recuperare dalla rete un saggio serissimo sulle formalizzazioni delle prove dell'esistenza di dio (un altro inesistente) da Cartesio a Gödel.
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