«Das Leben der Erkenntnis ist das Leben, welches glücklich ist, der Not der Welt zum Trotz» (Ludwig Wittgenstein, Tagebucheintrag vom 13.8.16).


«E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citerò Cioran (…): “Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. ‘A cosa ti servirà?’ gli fu chiesto. ‘A sapere quest’aria prima di morire’”» (Italo Calvino, chiusa di "Perché leggere i classici").


«Neque longiora mihi dari spatia vivendi volo, quam dum ero ad hanc quoque facultatem scribendi commentandique idoneus» (Aulo Gellio, "Noctes atticae", «Praefatio»).


lunedì 26 dicembre 2011

“Esercizi di stile” (alla Queneau-Eco) sull’incipit di Alice nel paese delle meraviglie


Caricatura di Raymond Queneau


Tempo fa, in un forum on line di formazione per docenti, in particolare nell’area del cazzeggio chiamata “Caffè”, la collega e amica Mariangela Varone propose, come gioco letterario di gruppo, di fare il verso ai mitici Esercizi di stile di Raymond Queneau (1947 & 1969), resi celebri in Italia da Umberto Eco, che li tradusse per Einaudi nel 1983 (recentemente è uscita una nuova edizione del libro di Eco-Queneau con un’ampia appendice di Stefano Bartezzaghi). Il testo di partenza, nel nostro caso, era l’incipit di Alice nel paese delle meraviglie in una comune edizione italiana. Com’è noto, il gioco consiste nel riscrivere il pezzo in tutti i modi possibili, ovvero in tutti gli “stili” forniti dalla retorica, dalla letteratura e in genere dalle tecniche di comunicazione. Come già osservava Eco alla fine dell’Introduzione della sua versione italiana, il gioco di Queneau è un uovo di Colombo e consente un’infinità di varianti: egli stesso aveva dovuto contenere la sua creatività nell’approntare la traduzione e si rammaricava di non poter colmare le lacune del testo originale e di non poter proseguire il gioco per esempio immaginando di riscrivere il testo di partenza alla Hemingway, alla Robbe-Grillet, alla Moravia ecc.
Naturalmente noi non avevamo scrupoli di fedeltà e così abbiamo potuto sviluppare il gioco ad libitum. Nei miei contributi, che qui riporto, io ho in parte fatto il verso a Queneau e in parte ho seguito i suggerimenti di Eco, per esempio riscrivendo il testo alla Proust, alla Bukowski, alla Camilleri, alla Saramago e persino alla Eco!
Buon divertimento!

Testo-base


Alice cominciava ad essere stufa di starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva del fiume, senza niente da fare; aveva sbirciato un paio di volte nel libro che sua sorella stava leggendo, ma non c’erano né figure né dialoghi, “e a che pro un libro” pensava Alice, “senza le figure e i dialoghi?”.
Così se ne stava a riflettere nella sua testolina (per quanto era possibile, perché faceva un caldo del diavolo e le cascavano gli occhi e la concentrazione) se il piacere di intrecciare una coroncina di margherite valesse la noia di alzarsi per coglierle, quando dal nulla un Coniglio Bianco con gli occhi rosa le passò accanto correndo a tutta birra.


Mezzo maccheronico

Aphye incipiebat affecta esse sedendi taedio apud soretam suam in fluminis ripa, nullafacente; bis oculis traversis aspexerat librum quem soreta legebat, sed figurae et dialogi non ivi erant, “Pro quo enim liber”, Aphye cogitabat, “sine figuris dialogisque?”.
Ita stabat assisa considerando in sua testula (quantopere potebat, cur diabolice incalescebat et oculi et animi intentio sui cecidebant) si libido margaritarum coronas intexendi par esset taedio culum levandi ad eas carpendas, cum ex nihilo ortus oculis roseis candidus cuniculus apud puellam festinus cucurrit.


L’eterna ghirlanda brillante di margherite escheriane (omaggio a Hofstadter)

Alice cominciava ad essere stufa di starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva del fiume, senza niente da fare; aveva sbirciato un paio di volte nel libro che sua sorella stava leggendo, ma non c’erano né figure né dialoghi, “e a che pro un libro” pensava Alice, “senza le figure e i dialoghi?”. Il libro si intitolava Alice nel paese delle meraviglie e cominciava così:

Alice cominciava ad essere stufa di starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva del fiume, senza niente da fare; aveva sbirciato un paio di volte nel libro che sua sorella stava leggendo, ma non c’erano né figure né dialoghi, “e a che pro un libro” pensava Alice, “senza le figure e i dialoghi?”. Il libro si intitolava Alice nel paese delle meraviglie e cominciava così:

Alice cominciava ad essere stufa di starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva del fiume, senza niente da fare; aveva sbirciato un paio di volte nel libro che sua sorella stava leggendo, ma non c’erano né figure né dialoghi, “e a che pro un libro” pensava Alice, “senza le figure e i dialoghi?”. Il libro si intitolava Alice nel paese delle meraviglie e cominciava così: 

Alice cominciava ad essere stufa di starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva del fiume, senza niente da fare; aveva sbirciato un paio di volte nel libro che sua sorella stava leggendo, ma non c’erano né figure né dialoghi, “e a che pro un libro” pensava Alice, “senza le figure e i dialoghi?”. Il libro si intitolava Alice nel paese delle meraviglie e cominciava così:


Alice cominciava ad essere stufa di starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva del fiume, senza niente da fare; aveva sbirciato un paio di volte nel libro che sua sorella stava leggendo, ma non c’erano né figure né dialoghi, “e a che pro un libro” pensava Alice, “senza le figure e i dialoghi?”. Il libro si intitolava Alice nel paese delle meraviglie e cominciava così:

[e così via all’infinito…]


In soggettiva wittgensteiniana

Siedo in riva al fiume con un filosofo che legge un libro senza dialoghi né figure intitolato Proof of an External World, che suppongo sia non solo noioso ma anche pieno di confusioni concettuali derivanti da un cattivo uso del linguaggio ordinario. Ogni tanto egli alza lo sguardo e dice: “Io so che questo è un albero”, e così dicendo indica un albero nelle nostre vicinanze. Allora mi viene in mente la poesia Jabberwocky che un giorno leggerò nel Libro dello Specchio e gli chiedo: “E i ‘toves’ lo sai cosa sono?”. Lui ammette di non saperlo e allora io gli dico che, secondo Humpty Dumpty, che un giorno me lo dirà, i ‘toves’ sono una specie di tassi, un po’ come le lucertole e un po’ come i cavatappi, fanno il nido sotto le meridiane e si nutrono di cacio. “Ora pensi di saperlo cosa sono i ‘toves’”?, gli dico. E così cominciamo a discutere sul problema di cosa sia la spiegazione del significato di una parola e su come esso incida sul fenomeno del vedere-come, che grazie a me la semantica cognitiva discuterà a lungo.
Poi sentiamo arrivare qualcuno e io mi affretto a dire: “Non siamo pazzi, Sir, stiamo solo facendo filosofia”. Il mio amico scoppia a ridere e mi dice: “Guarda che è passato un coniglio bianco cogli occhi rosa, non un uomo!” “Ne sei sicuro?”, gli faccio io, “Non poteva anche essere un’anatra?”. [E gli mostra la testa anatra-coniglio]




NOTA: Per la soriella dei filosofi seduti in giardino, cfr. Wittgenstein, Della certezza, § 467; per la definizione dei ‘toves’, cfr. la seconda pag. del Libro blu di Wittgenstein; per la testa anatra-coniglio, cfr. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, II, XI. La parola inesistente “toves” ricorre nel primo e nel quartultimo verso della poesia Jabberwocky, che Alice legge nel primo capitolo di Through the Looking Glass, mentre la sua definizione ad opera di Humpty Dumpty si ha nel cap. VI. Wittgenstein, ex maestro elementare, conosceva benissimo la storia di Alice e ha reso omaggio a Carroll anche nelle sue ultime riflessioni (cfr. ad es. Ricerche filosofiche, II, XI, p. 262 = Ultimi scritti di filosofia della psicologia, I, § 599, dove c’è un esplicito riferimento a un passo del primo capitolo del secondo Alice).


Acrostico in versi liberi (occhio alle iniziali dei versi)

Alice
Là sul limitar del rivo stava
In compagnia della germana
Che un libro impegnava
Eppur dialoghi e figure
Non recava.
Ella va in esso sbirciando
Lassa, e del tutto la vanità apprende.

Poscia al caldo la mente volge
Ancor sedendo
E mirando.
Scemale nel cor l’ambito
Estro di Flora:
Di margherite il serto
Ella nel pensier si finge e tosto oblìa
L’ora meridiana e la noia
Lamentando
E il sonno.

Ma ecco
Erompe
Ratto
All’improvviso
Vociando
In corsa
Gran Coniglio Bianco
L’occhio rosato
Insolito
Esponendo.


Telegrafico

ALICE SBUFFA STOP TROPPO TEMPO SEDUTA CONTEMPLANDO FIUME STOP ACCANTO EST SORELLA LETTRICE INTENTA LIBRO SENZA FIGURE ET DIALOGHI STOP ALICE CONSIDERA LETTURA INUTILE STOP VALUTA INOPPORTUNO CAUSA CALDO DEBILITANTE ALZARSI ET RACCOGLIERE MARGHERITE STOP SBUCA IMPROVVISO CONIGLIO BIANCO OCCHI ROSA RAPIDO ANDANTE STOP.

Televideo Rai: Ultim’ora

Ore 15,00: Adolescente avvista coniglio in corsa. Le reazioni del mondo politico. --> Approfondimento. Secondo quanto riportato dall’Ansa, in una località imprecisata della campagna inglese una ragazzina avrebbe avuto un incontro ravvicinato con un coniglio bianco dagli occhi rosa. Il carattere insolito della vicenda consiste nel fatto che la suddetta si trovava in compagnia della sorella, la quale ha dichiarato di non aver visto nulla perché intenta, al momento dell’accaduto, nella lettura di un libro senza figure né dialoghi. Alice (questo il nome dell’avvistatrice di conigli, ndr) sembra abbia parlato con i cronisti dopo essersi svegliata da un lungo sonno, causato, a quanto pare, dalla noia di un pomeriggio afoso passato sulla riva di un fiume. “Non valeva la pena neppure alzarsi per raccogliere margherite da intrecciare in coroncine”, ha dichiarato. Secondo un testimone oculare, tale Carroll Lewis, si è trattato solo di un sogno, perché ciò che si poteva vedere erano due ragazzine, di cui una immersa nella lettura e l’altra addormentata. Articolate e contrastanti le reazioni nel mondo politico italiano. Secondo il Presidente del Senato Schifani, l’accaduto poteva accadere solo in Inghilterra, l’unico paese europeo in cui la sinistra parolaia è ancora al potere. Il portavoce dei verdi taglia corto e urla da un’aiuola di Piazza Montecitorio: “E’ una lezione di ecologia!”. Il Ministro Bondi sottolinea invece il carattere poetico e altamente culturale della vicenda, nonché la coerenza teoretica dell’accaduto con quasi tutte le encicliche del Papa. Da parte sua, il ministro Brunetta legge nella notizia una efficace rappresentazione della situazione italiana: "Poiché sono un professore, vi spiego", ha spiegato ai giornalisti, "Alice? Una fannullona. Il coniglio bianco trotterellante e indaffarato? C'est moi!". Il Premier Silvio Berlusconi, invece, ironizza sull'accaduto lanciando una frecciata all'opposizione: "Ora diranno che qualcuno ha visto una scena simile a Villa Certosa, con Noemi al posto di Alice nel mio parco ed Emilio Fede vestito da coniglio che va a prenderla per portarla da me mentre l'aspetto sul letto regalatomi da Putin!". Parlando infine coi giornalisti nel corso dell’inaugurazione della nuova caserma dei Carabinieri di San Michele di Ganzaria, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha da parte sua dichiarato: “Quanto accaduto è un monito all’unità nazionale soprattutto per noi italiani. Il rossore degli occhi e il biancore del manto del mite animale, uniti al verdore dei prati, sono segni inequivocabili del significato patriottico dell’evento, che tutti i docenti di storia da oggi in poi dovrebbero ampiamente trattare nelle nostre scuole di ogni ordine e grado”.


Il cacciatore

- Porca troia!
- Che c’è, Ignazio? Ti è andata male oggi?
- Certo che mi è andata male, e tutto per colpa di due puttanelle sfaccendate! Ma dico, gli stronzi dei loro genitori non se le possono tenere a casa a fare la calza, invece di mandarle al fiume a guardare l’acqua che passa senza fare un cazzo per mezza giornata?
- Amore, non te la prendere così tanto… Capita, qualche volta. Su, lavati che la cena è pronta: oggi coniglio alla cacciatora…
- Ma Cristo di Dio, mi vuoi prendere per il culo? Io mi lascio scappare un grosso fottutissimo coniglio selvatico e tu me ne presenti uno d’allevamento comprato al reparto macelleria del supermercato? Sei una stronza di merda!
- Ignazio, ti prego, non fare così… Su, raccontami com’è andata. Magari ti passa, la rabbia.
- Col cazzo che mi passa! Stavo già da un’ora appostato dietro un albero con la tana di quel pezzo di merda di coniglio che già una volta mi era sfuggito… ma quanto cazzo ce l’ha profonda la tana quel figlio di puttana, che il furetto non mi è più tornato indietro? Dico, con la tana sotto tiro… un’ora lì, fermo, immobile, senza fiatare… Tutt’a un tratto arrivano queste due stronzette, e che ti fanno? Si vanno a sedere proprio tra me e la tana! Ora se ne vanno, mi dico, stai calmo… ora se ne vanno a farsi fottere… E invece se ne stanno per ore sedute lì, una a leggere un libro e l’altra a guardare un po’ il libro dell’amichetta, o della sorella, che cazzo ne so, un po’ le margherite… Le avesse almeno raccolte quelle fottute margherite, così almeno si toglieva dai coglioni per un po’… E invece niente… Tutt’a un tratto quel pezzo di merda sbuca, chissà da dove… Me lo vedevo lì, quasi a tiro, bello grosso, bianco, con gli occhi che sembravano arrossati… Sembrava persino che indossasse una specie di gilè… Ma sicuramente era un gioco delle ombre… Cazzo, ti rendi conto? Mi sfrecciava a pochi metri e non potevo sparare, perché se no avrei rischiato di far saltare le cervella a quelle due troiette di merda…
- Va bene caro, dài, su, non ci pensare…
- Non ci pensare? Come faccio a non pensarci? Ero così incazzato che mi dev’essere salito il sangue alla testa perché ho persino avuto le allucinazioni…
- Le allucinazioni? Oddìo, e come?
- Pensa che mi è sembrato di vedere il coniglio estrarre un orologio da un taschino, guardare l’ora e lamentarsi di essere in ritardo! Te lo avevo detto che mi sembrava vestito per il gioco d’ombre… E non è finita qui! A un certo punto la ragazza, dico, quella che non leggeva ma guardava qua e là come una scema, sai che ha fatto? Ha inseguito il coniglio fin dentro la tana e non l’ho più vista uscire… A un certo punto ho avuto paura che poteva essere successo qualcosa e me ne sono scappato da lì…
- Hai fatto bene, caro. Meglio non immischiarsi in queste cose. Vai a lavarti ora, e calmati, ti prego… Se vuoi butto il coniglio e ti faccio due uova…


Litoti

Alice non tardò ad essere tutt’altro che soddisfatta di starsene non in piedi non lontano da sua sorella sulla riva del fiume, facendo men che qualcosa; aveva guardato non distrattamente più di una volta e meno di tre il libro che sua sorella stava non proprio studiando né semplicemente guardando, ma c’erano tutt’altro che figure e dialoghi, “come può essere non inutile un libro” pensava Alice, “se ci sono tutt’altro che figure e dialoghi?”.
Così non si smuoveva dal riflettere nella sua testa per niente grande (nella misura in cui ciò non era impossibile, perché faceva ben altro che un freddo cane e certo non le restavano sveglie né le palpebre né la capacità di non cedere a qualsiasi distrazione) se l’occupazione non spiacevole di non lasciare a una a una le margherite disponendole a formare una coroncina fosse o non fosse disprezzabile rispetto al tutt’altro che eccitante compito di smettere di star seduta per andare a fare in modo di non lasciarle al loro posto naturale, quando non da un punto preciso un Coniglio di colore opposto al nero con gli occhi , per l’esattezza, del colore che sta tra il bianco e il rosso, le passò tutt’altro che lontano muovendosi non certo lentamente e senza indugio alcuno.


Lipogramma in a

Il futuro piccolo ospite femminile del posto dello stupore diede i primi sbuffi: perché sedere inutilmente come perdigiorno lì sul lido del fiume con Enny, prole dei suoi stessi genitori? Sbirciò di nuovo nel libro di Enny e di nuovo non vide né figure né botte e risposte. “Che senso può contenere un libro”, pensò, “privo di figure e botte e risposte?”
Così rimuginò (per quel che potette, perché un fuoco estivo del demonio per poco non le chiuse gli occhi e le obnubliò le meningi) se il diletto di costruirsi corone di fiori potesse essere più forte del noioso processo motorio del loro coglimento, finché improvviso un Coniglio Niveo con gli occhi color pelle le sfrecciò vicino correndo come un folletto.


Filosofico

Alice, soprannominata Sophia dagli amici per la consustanziale apertura al thaumazein che costituiva la differenza specifica nella definizione della sua essenza, era preda di un incipiente sentimento della inessenzialità e inautenticità del suo ‘sistere’ ontico senza alcun ‘ex–’ ontologico presso la sorella sulla riva dell’ente scorrente in sé e per sé di cui l’efesio stabilì l’impossibilità di bagnare due volte con le medesime particelle dell’arché del primo milesio un corpo che vi si immerga al tempo ti con zero e al tempo ti con uno con delta ti piccolo a piacere; aveva osservato un paio di volte la peculiare densità semiotica del libro che l’individuo contingentemente identico - in base all’analisi offerta dall’individuo contingentemente identico all’autore di Two Dogmas of Empiricism, di cui si dichiarava seguace soprattutto in materia di relatività ontologica e semantica dei mondi possibili - all’unica altra figlia della moglie del figlio dei suoi nonni paterni stava leggendo, e con apodittica evidenza protocollare aveva stabilito che il suddetto volume era privo di correlati iconici e di brachilogie socratiche. “E qual è il telos, l’aretè, l’entelechia di un libro” pensava la proprio per questo esistente Alice, “se esso è privo di correlati iconici e di brachilogie socratiche?”. Ragion per cui, volgendo le sue meditazioni metafisiche a più degno oggetto (per quanto la trama delle contingenze termico-atmosferiche lo consentisse con le sue emanazioni causali inibenti e debilitanti sui muscoli delle sue palpebre e sulle variabili aleatorie della funzione d’onda della distribuzione probabilistica delle sue energie attentive), Alice passò a considerare lo statuto epistemologico e la possibilità di una corroborabilità a priori di una serie di asserti controfattuali sulla relazione logico-pragmatica tra l’appagamento epicureo-edonistico derivante dalla realizzazione di una coroncina di margherite e il sentimento della futilità del Tutto indotto dalla noia esistenzialistica implicato dal gesto assurdo di alzarsi a raccoglierle, quando, emergendo dal solido nulla eterno di cui l’essere finito è trascurabile epifenomeno, in una porzione spazio-temporale del suo campo visivo fenomenologico apparve e disparve quasi subito una fuggente macchia bianca con due piccole chiazze rosa a un’estremità, che lei, con la prontezza delle esecuzioni linguistico-referenziali che la caratterizzavano quando si trovava davanti ai significati-stimolo affermativi, battezzò, con un enunciato occasionale olofrastico accidentalmente identico a un designatore rigido, come “Gavagai”.


Bukowskiano

Alice si era rotta i coglioni di starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva di quel fiume pieno di merda e di piscio, senza avere un cazzo da fare.
La confezione da sei di birre era bell’e andata e le bottiglie giacevano buttate intorno, vuote.
Era sbronza.
Aveva dato un’occhiata al libro che sua sorella stava leggendo e si era accorta che non c’erano figure né dialoghi.
“Mi vuoi dire come cazzo fai a leggere quella roba?”, le disse a un certo punto, “Sarà peggio di Guerra e pace”.
“Fottiti”, le rispose sua sorella.
“Te l’avevo detto che era meglio portare Hank e Jimmy. Loro almeno ci avrebbero leccato la figa, una volta sbronzi.”
La sorella, avendo capito che era partita, non le rispose.
Tacquero per un bel po’.
L'afa e la birra le stavano facendo venire la nausea e un sonno da rimanerci secca. Per quanto poteva, Alice pensava che sarebbe stata una stronzata da fighette di Beverly Hills alzarsi per raccogliere margherite da intrecciare in coroncine del cazzo.
Meglio starsene seduti e aspettare la morte.
A un tratto sbucò da qualche parte un coniglio.
Era bianco come il culo di una vecchia troia e le passò davanti correndo a tutta birra.
“Già”, si disse Alice, “anche lui va a tutta birra”.
E vomitò sul prato.


Camilleriano

Alici, na picciotteddra vispa, accuminzava a scassarisi i cabasisi di starisinni assittata ca’ soru sò a ripa di sciumi, senza fari nenti; aviva taliato du voti il libbru ca sò soru stava liggennu, ma non c’erano fjure e mancu discursa: “e chi spacchiu sinni fa cu stu libbru” pinzava Alici, “senza fjure e discursa?”.
Accussì sinni stava a ripistiari na tistuzza sò (per quello ca putiva, pirchì c’era la vampa d’agosto e un cavudu do diavulu e aviva l’occhi a pampineddra e a testa leggia) se a gana di fare una trizza con le margherite valiva la pena di susirisi pi cugghilli, quanno in un vìdiri e svìdiri un Cunigghiu Biancu cu l’occhi a testa di minchia ci scricchiau vicinu currennu a filittiuni.


Alla Saramago (cioè usando solo il punto e la virgola come segni di interpunzione)

Alice cominciava ad essere stufa di starsene seduta vicino a sua sorella sulla riva del fiume senza niente da fare, aveva sbirciato un paio di volte nel libro che sua sorella stava leggendo ma non c’erano né figure né dialoghi, E a che pro un libro, pensava Alice, senza le figure e i dialoghi. Così se ne stava a riflettere nella sua testolina, per quanto era possibile, perché faceva un caldo del diavolo e le cascavano gli occhi e la concentrazione, se il piacere di intrecciare una coroncina di margherite valesse la noia di alzarsi per coglierle, quando dal nulla un Coniglio Bianco con gli occhi rosa le passò accanto correndo a tutta birra.


Sceneggiatura del film porno: All’ombra delle fanciulle in calore


Scena prima:

Esterno giorno. Estate, pomeriggio afoso. Un fiume, un prato, pochi alberi. La mdp zooma su due adolescenti discinte sedute sulla riva. Una legge un libro, su cui la mdp indugia in un primo piano rivelandone il titolo: Le 120 giornate di Sodoma. L’altra, la protagonista Alice, su cui la mdp passa lentamente inquadrandola dalla bocca alle gambe, si masturba e sospira annoiata emettendo gemiti di piacere. Mentre è inquadrata tra le gambe, si sente la sua voce fuori campo che si rivolge alla sorella in tono sprezzante e lamentoso:

(Alice): - Ma che cazzo leggi, che non ci sono dialoghi e nemmeno figure?

Dopo questa battuta, emette un lungo gridolino. Ha finito. La sorella la ignora. La mdp inquadra prima i suoi occhi languidi e poi delle margherite vicine, ma comunque fuori dalla portata del suo braccio. A questo punto subentra improvvisamente l’immagine di un coniglio bianco che guizza e corre nell’erba, finché non sparisce dall’inquadratura. Stacco improvviso sul volto sorpreso ed eccitato di Alice. Dissolvenza. Immagini sfuocate e tremule di un’orgia in cui si vede Alice in quello che per lei è il paese delle meraviglie: è circondata da 3 uomini nudi con orecchie e code da coniglio che se la lavorano su un letto cosparso di carte da poker.


Proustiano

Da lungo tempo, abbandonata alle intermittenze del cuore che le richiamavano alla mente ricordi lontani di giorni felici quando giocava in giardino con le amiche di Combray, mentre la nonna, affacciandosi all’uscio, diceva sorridente con quella sua voce un po’ chioccia che le maddalenine erano già sul tavolo accanto alle tazze fumanti di tè, sulla riva di un fiume sedeva, accanto alla sorella che, leggendo un libro senza dialoghi né figure, non suscitava il suo interesse, o al massimo la spingeva a considerare quanto inutili fossero letture di tal fatta, Alice, una fanciulla in fiore che il caldo annoiava a tal punto da soffocarle sul nascere persino il piacere di alzarsi e raccogliere margherite da intrecciare in coroncine ornamentali che avrebbero senz’altro potuto conferire al suo aspetto quella grazia che le si addiceva, quando a un tratto un Coniglio Bianco, che sembrava emerso dal nulla in quel prato erboso soffuso di una luminosità foriera di apparizioni magiche e meravigliose, e che a uno sguardo attento e svelto a cogliere le sfumature delle cose, anche le più evanescenti ed effimere, rivelava in tutta la sua dolcezza il colore rosa dei suoi occhi, passò correndo in tutta fretta accanto a lei.

Sms
(all’amichetta che non ha marinato la scuola)


Sn al fium cn m srl ke sta leggnd1lb snz fig&dialg.Du pall!:-( Nn m va nemmn d and a coglr marghrt cn sto cald.Oh cz!È passt1cngl bianc cn gl okk rosa!A dp.Tvtb:-)


Analitica dei mondi possibili della Fabula
(seguendo U. Eco, Lector in fabula, 1979, 8.10 e 11.7)


Definizioni:

1) Wn = mondo possibile asserito dall’autore nel testo e costituito da una sequenza di Wnsi descritti da proposizioni P;
2) Wnsi = stato testuale di Wn allo stato di cose si e al tempo ti;
3) Wnc = mondo possibile in Wn concepito da un personaggio c e descritto da proposizioni Q;
4) Wncsi = il possibile corso degli eventi di Wn così come è immaginato dal personaggio c al tempo ti;
5) Wr = mondo possibile immaginato dal lettore (previsto dal testo) e descritto da proposizioni R. Wrsi si definisce in accordo con quanto precede;
6) Wrc = il mondo possibile che il lettore immagina che un personaggio concepisca e che è descritto da proposizioni Z (di solito incassate in R);
7) Wrcc = il mondo possibile che il lettore crede che un personaggio immagini che un altro personaggio concepisca (anch’esso descritto da proposizioni Z);
8) Relazione S-necessaria F (sorellanza) = proprietà strutturalmente necessaria all’identificazione di Alice come sorella della sorella e di ques’ultima come sorella di Alice;

Analisi di Alice per stati di Wn, Wnc, Wr, Wrc e Wrcc

P1 = Sulla riva di un fiume stanno due ragazzine in relazione S-necessaria F, di cui una si chiama Alice (Wns1);
P2 = Alice è annoiata di stare senza fare niente (Wns2);
P3 = La sorella di Alice legge un libro senza figure né dialoghi (Wns3);
P4 = Alice pensa Q1 (Wns4);
Q1 = Un libro del genere è inutile (Wncs1);
R1 e Z1 per inferenza su Q1 = R1(Dunque per Alice Z1(un mondo è desiderabile se in esso sussistono libri illustrati e dialogati, altrimenti esso è inutile)) (Wrcs1 in Wrs1).
R2, Z2 e Z3 per inferenza su P3, Q1, R1 e Z1 = R2 (Quindi secondo Alice Z2(per la sorella Z3 (è preferibile vivere in un mondo arido e inutile))) (Wrcc1 in Wrs2).
P5 = Fa caldo e Alice ne risente negli occhi e nella concentrazione (Wns5);
P6 = Attorno ad Alice stanno delle margherite (Wns6);
P7 = Alice riflette su Q2 (Wns7);
Q2 in R3 (ipotesi di atteggiamento proposizionale in Wrs3) = R3(Alice pensa Q2(Se raccogliessi Margherite per far coroncine mi stancherei ancora di più di quanto non mi stanchi stando seduta senza fare niente)) (Wrcs2 in Wrs3);
P8 = Un Coniglio Bianco dagli occhi rosa passa correndo (Wns8).


Dantesco libero (con versi tutti presenti nella Commedia)

Udir mi parve un mormorar di fiume.
Poi ch'innalzai un poco più le ciglia,
vidi genti a la riva d’un gran fiume.
Alcuna si sedea tutta raccolta,
e l'un di lor, che si recò a noia,
mirava fissa, immobile e attenta.
Disse: “Perché cotanto in noi ti specchi?
Io fui nel mondo vergine sorella.
La mia sorella, che tra bella e buona
non so qual fosse più, trïunfa lieta
tratto leggendo del magno volume.
Maraviglia udirai, se mi secondi,
di ch'io rendo ragione in questo caldo.
Vola con li occhi per questo giardino:
quivi è la rosa in che 'l verbo divino
carne si fece; quivi son li gigli.
Io levai li occhi e credetti vedere
Caron dimonio, con occhi di bragia:
lunga la barba e di pel bianco mista,
e correa contra 'l ciel per quelle strade.
Già mi sentia tutti arricciar li peli.
‘O animal grazïoso e benigno’,
così li dissi; e poi che mosso fue,
‘Deh, perché vai? Deh, perché non t’arresti?’
Guardommi un poco e poi chinò la testa.
Le braccia aperse, dopo alcun consiglio,
e li orecchi ritira per la testa.
Di maraviglia, credo, mi dipinsi:
‘Io ti seguiterò quanto mi lece’.”



Pastiche joyceano


Sì perché ora comincio a stancarmi di starmene qui seduta senza far niente davanti a questo fiume che non ci bagnerà mai due volte come ci diceva il professore che diceva quel tale sì e corre ma dove correrà mai eppure corre corre come una locomotiva questo correfiume che passato Eva e Adamo da spiaggia sinuosa a baia biancheggiante ci conduce con un commodius vicus di ricircolo di nuovo qui sì l’eterno ritorno dell’identico fiume diverso perché qui viene ognuno per sempre oh sì qui è HCE e siamo venute pure noi io e lei mia sorella che se ne sta seduta tranquilla a leggere quel suo libro ma a cosa servirà mai un libro senza dialoghi e figure dio che sonno o forse è un'insonnia ideale o una veglia che nega la fine questa storia è un incubo dal quale cerco di svegliarmi e questo caldo mi sta facendo diventare una stupida ma se qui non succede qualcosa cado nel correfiume e faccio la fine di quella là come si chiamava oh sì come vorrei farmi una bella corona come una stella come tutte le più belle cose con quelle margherite sì mi piacerebbe tanto mettermela addosso e correre sul prato in ricircolo come il correfiume ma chi si alza a raccoglierle siete margherite specie troppolontane famiglia troppafatica no dico no non voglio no perché quello che io vorrei ora è ma cos’è oh sì ma che belbianconiglio e corre corre pure lui l’occhiorosato ma che fa ma no guarda l’ora ha il panciotto col taschino per l’orologio è in ritardo dice povero me povero me e povera anch'io e mi guardo intorno e sono tutti migliori di me ma per cosa sei in ritardo per dove oh che meraviglia oh sì portami via belbianconiglio sotto l'ombra di un bel fior già sento che ti amo e scusa se ti chiamo amore ma mi basta guardarti per sentirmi lievitare tre metri sopra il cielo con te verrei anche giù all'inferno perché identica è la via all'in su alla via all'in giù lo diceva quello di prima come si chiamava oh sì il mio cuore batte come impazzito guardami te lo chiedo con gli occhi di portarmi con te ovunque tu vada no no non sparire dietro quella siepe voglio essere tua sì sì vengo mi alzo vado dove mi porta il cuore e corro sì corro e sì dico sì voglio Sì.

5 commenti:

  1. Complimenti per questo blog che offre un notevole contributo al "bel sapere"...
    Da maestra, sono stata subito attratta da questo post che trovo davvero divertente oltre che interessante.

    Auguri!

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  2. Io ci arrivo stasera e ti metto subito tra i preferiti.

    Popinga ci giunse sul far della notte e, diavolo camerati, si convinse che quel luogo gli piaceva.

    Arrivò un lettore da Trainito / Che lo scelse come preferito: / Un blog intelligente / Assai divertente, / Come gustare un marrone candito.

    Dato che Esiste [un blog tale che x è piacevole] allora [x è tra i preferiti].

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    1. Grazie, collega Popinga! In linguaggio logico-simbolico avrei qualche giochino (tipo un teorema di esistenza per una maschera inesistente). Ma chissà in quale recesso dell'archivio del cazzeggio è finito. Dovrò accontentarmi di riesumare e recuperare dalla rete un saggio serissimo sulle formalizzazioni delle prove dell'esistenza di dio (un altro inesistente) da Cartesio a Gödel.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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