«Das Leben der Erkenntnis ist das Leben, welches glücklich ist, der Not der Welt zum Trotz» (Ludwig Wittgenstein, Tagebucheintrag vom 13.8.16).


«E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citerò Cioran (…): “Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. ‘A cosa ti servirà?’ gli fu chiesto. ‘A sapere quest’aria prima di morire’”» (Italo Calvino, chiusa di "Perché leggere i classici").


«Neque longiora mihi dari spatia vivendi volo, quam dum ero ad hanc quoque facultatem scribendi commentandique idoneus» (Aulo Gellio, "Noctes atticae", «Praefatio»).


domenica 15 gennaio 2012

I tre libri che Borges avrebbe portato su un'isola deserta


[Su "Repubblica" di oggi una bella pagina di Borges accanto a un servizio di Ferraris sulle annotazioni scritte a margine dei libri dal grandissimo scrittore argentino]

  

Jorge Luis Borges

Non è im­pru­den­te sup­por­re che ar­ri­ve­rà il gior­no in cui qual­che gior­na­le di­vul­ghe­rà la se­guen­te do­man­da: qua­li so­no i tre li­bri che lei si por­te­reb­be su un’i­so­la de­ser­ta?, se­gui­ta da un’in­fi­ni­tà di ri­spo­ste più o me­no ter­na­rie. An­dré Gi­de ha con­fes­sa­to di ama­re que­sto gio­co e ha ri­pub­bli­ca­to al­cu­ni dei suoi ca­ta­lo­ghi — emi­nen­ti ca­ta­lo­ghi ra­gio­na­ti, do­ve non si tro­va­no so­la­men­te i no­mi, ma an­che il per­ché di ogni pre­di­le­zio­ne... Io ho pro­va­to a fa­re quel gio­co più di una vol­ta, con ca­rat­te­ri di cor­po di­ver­so, e ho pre­so a tal pun­to l’a­bi­tu­di­ne a quel­le tri­pli­ci ri­par­ti­zio­ni di glo­ria che in man­can­za di un al­tro che mi in­vi­ti a far­lo, mi ci in­vi­to da so­lo.
Co­min­cio con un dub­bio che non ha nul­la di ter­ri­bi­le: il nu­me­ro 3, sta a si­gni­fi­ca­re 3 ti­to­li o 3 to­mi?
Nel pri­mo ca­so, pen­so (di­re­mo) ai tren­ta e pas­sa vo­lu­mi del­l’En­cy­clo­pe­dia Bri­tan­ni­ca, ai tre del Di­zio­na­rio di Fi­lo­so­fia di Mau­th­ner, e al­le ope­re com­ple­te di Scho­pe­n­hauer, di Bu­tler o di Shaw.
O (se pre­fe­ri­te) ai sei vo­lu­mi di De­ca­den­za e ca­du­ta del­l’Im­pe­ro ro­ma­no­ di Gib­bon, al­le ope­re com­ple­te di De Quin­cey o di Ed­gar Al­lan Poe, e ai Sag­gi di Mi­chel de Mon­tai­gne. Ma è un inu­ti­le rag­gi­ro im­ba­sti­re di que­ste li­ste. La dram­ma­ti­ci­tà di que­sta do­man­da e le fru­ga­li cir­co­stan­ze di Ro­bin­son sem­bra­no re­spin­ger­le. Lo spet­ta­co­lo di un nau­fra­go su un’i­so­la non si ad­di­ce al­la Bi­blio­te­ca del Va­ti­ca­no o ai 386 vo­lu­mi del Pa­tro­lo­giae cur­sus com­ple­tu­s di Pa­dre Mi­gne. Tre li­bri vuol di­re tre to­mi: de­ve vo­ler­lo di­re.
Fat­to un chia­ri­men­to, con­vie­ne pro­ce­de­re a un se­con­do, non me­no as­sio­ma­ti­co. Par­la­re dei tre li­bri che uno si por­te­reb­be su un’i­so­la de­ser­ta, non si­gni­fi­ca par­la­re dei tre li­bri più im­por­tan­ti del­l’u­ni­ver­so e nem­me­no dei tre li­bri più me­mo­ra­bi­li ­nel­l’e­spe­rien­za ­per­so­na­le. Né ­la ­sto­ria­ ge­ne­ra­le ­del­la­ stir­pe ­né­ la­ bio­gra­fia del­l’in­di­vi­duo so­no in gio­co. L’im­por­tan­za del Co­ra­no è in­di­scu­ti­bi­le, ma l’in­fer­no pro­mes­so nel­le sue pa­gi­ne è me­no atro­ce di un’i­so­let­ta sen­z’al­tra bi­blio­te­ca se non un esem­pla­re del Co­ra­no. Il Martín Fier­ro è am­mi­re­vo­le, ma lo so qua­si a me­mo­ria, e poi a che ser­ve por­tar­si un vo­lu­me già as­si­mi­la­to, già con­su­stan­zia­le con il mio spi­ri­to?
In que­sti ca­ta­lo­ghi di tre li­bri per tut­ta la vi­ta c’è l’u­san­za di in­clu­de­re qual­che fa­mo­so ro­man­zo o qual­che li­bro di ver­si. Quel­li che fan­no co­sì non si so­no im­ma­gi­na­ti il ter­ro­re e la so­li­tu­di­ne dei gior­ni ugua­li di Ro­bin­son. Per quel tra­gi­co uo­mo in iso­la­men­to nul­la è pe­ri­co­lo­so quan­to il ri­cor­do. Li­bri di pas­sio­ne, li­bri di rap­por­ti uma­ni, non ot­ter­reb­be­ro al­tro che far­lo di­spe­ra­re. Nien­te li­bri che im­pli­chi­no il rap­por­to uo­mo-uo­mi­ni; uni­ca­men­te li­bri che im­pli­chi­no il rap­por­to uo­mo-Dio, uo­mo-nu­me­ri, uo­mo-Uni­ver­so. Nien­te li­bri che si la­sci­no leg­ge­re fa­cil­men­te e su­bi­to si esau­ri­sca­no; uni­ca­men­te li­bri che è ne­ces­sa­rio con­qui­sta­re po­co a po­co e che pos­so­no po­po­la­re gli an­ni iden­ti­ci.
Pro­pon­go fi­nal­men­te que­sta li­sta:
1) Un li­bro ma­te­ma­ti­co (for­se la In­tro­du­zio­ne al­la fi­lo­so­fia ma­te­ma­ti­ca­ di Ber­trand Rus­sell, o al­tri­men­ti qual­che buon te­sto di al­ge­bra, con mol­ti eser­ci­zi).
2) Un li­bro me­ta­fi­si­co (for­se Il mon­do co­me vo­lon­tà e rap­pre­sen­ta­zio­ne di Ar­tu­ro Scho­pe­n­hauer).
3) Un li­bro di sto­ria suf­fi­cien­te­men­te re­mo­ta (for­se Plu­tar­co, for­se Gib­bon, for­se Ta­ci­to).

[Tra­du­zio­ne di Luis E. Mo­rio­nes
Ha col­la­bo­ra­to Fran­ce­sca Ca­ru­so
Il ma­no­scrit­to La bi­blio­te­ca di Ro­bin­son Cru­soe di Jor­ge Luis Bor­ges, è sta­to for­ni­to dal­l’Har­ry Ran­som Cen­ter, cen­tro di  ri­cer­ca per gli stu­di uma­ni­sti­ci del­l’U­ni­ver­si­tà del Te­xas. Na­to nel 1957, il cen­tro col­le­zio­na di­ver­si ma­no­scrit­ti ori­gi­na­li di scrit­to­ri: da Ja­mes Joy­ce ad Ar­thur Mil­ler]

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