«Das Leben der Erkenntnis ist das Leben, welches glücklich ist, der Not der Welt zum Trotz» (Ludwig Wittgenstein, Tagebucheintrag vom 13.8.16).


«E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citerò Cioran (…): “Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. ‘A cosa ti servirà?’ gli fu chiesto. ‘A sapere quest’aria prima di morire’”» (Italo Calvino, chiusa di "Perché leggere i classici").


«Neque longiora mihi dari spatia vivendi volo, quam dum ero ad hanc quoque facultatem scribendi commentandique idoneus» (Aulo Gellio, "Noctes atticae", «Praefatio»).


domenica 25 dicembre 2011

Umberto Eco esalta l'autorevolezza del saggio di Marco Trainito

 Lunedì 19 Dicembre 2011 15:13

 Scritto da Rosa Battaglia




Il gelese Marco Trainito ha presentato lo scorso 17 Dicembre a Milano il suo saggio filosofico Umberto Eco: Odissea nella Biblioteca di Babele, alla presenza del semiologo Umberto Eco. Abbiamo voluto intervistare il docente, autore del saggio sull'opera narrativa di Eco, sull' "unicità" di questa esperienza professionale e umana che rilancia indiscutibilmente lo "spessore" dell'intellettuale gelese.


Professore complimenti, parecchio pubblico in sala?

La sala-conferenze aveva una cinquantina di posti a sedere, ma c'erano almeno cento persone, parecchie delle quali stipate dietro lungo le pareti e a terra lungo il corridoio. Una vera bolgia attratta dalla presenza della personalità della cultura italiana più più famosa al mondo. Per me, causa occasionale di un evento del genere, è stata un'emozione indescrivibile. Non per nulla i gestori della libreria hanno voluto ringraziare ME in modo particolare per aver reso possibile un "colpo" del genere.

Commenti di Umberto Eco sul saggio da lei scritto?

Umberto Eco ha avuto sul mio libro parole che addirittura mi imbarazzano. Si tenga presente che a lui arrivano ogni anno decine di studi su di lui e non mi risulta che vada in giro a sponsorizzarli. Nel mio caso, ha detto, ha voluto esporsi a questa sorta di "conflitto di interessi" (presentare un saggio su di lui) perché il libro gli è piaciuto molto sia per il rigore sia per lo stile spigliato (e a tratti anche sfacciato) in cui è scritto. Tanto per dirne una, ho individuato e segnalato un grave errore "logico" di costruzione presente nel Cimitero di Praga che nelle prossime edizioni dovrà essere corretto. Addirittura, quando siamo andati al bar per farci un whisky, a fine presentazione, Eco mi ha confidato sia come è nato l'errore (diverse stesure spalmate nell'arco di sei anni) sia come intende procedere per eliminarlo.
Eco ha riconosciuto che in molti punti del mio saggio sono andato oltre le sue stesse intenzioni di autore mettendo in luce nessi intertestuali e intratestuali cui non aveva pensato e che è disposto ad accogliere come valide perché ben fondate. Per fare un esempio, ho scoperto che nel Pendolo di Foucault c'è una citazione in greco tratta da un'opera minore a lui ignota di un filosofo tardoantico che peraltro conosce bene. La citazione lui l'aveva prelevata da un trattato alchemico del XVI secolo, ma se avesse avuto tra le mani la sua vera fonte avrebbe potuto trarre certe conclusioni storico-filosofiche, le stesse che ho tratto io al posto suo. Mi ha detto scherzando che da ora in poi andrà in giro "facendosi bello" di questa scoperta.

Alcune sue riflessioni personali sull'evento?

Per quanto mi riguarda, posso dire di essere molto orgoglioso di questo evento, soprattutto per come è nato. Un giorno di ottobre, mentre mi trovavo a Rimini, mi è arrivata a sorpresa un'e-mail da Eco di ringraziamenti per il "bel libro", come l'ha definito. Eco aggiungeva di farmi vivo nel caso fossi passato da Milano. Ebbene, ho preso la palla al balzo e ho organizzato l'incontro. Fissata la data, ho scritto ad Eco invitandolo a partecipare e lui ha subito accettato. È stato fantastico vederlo arrivare e ripartire in taxi, senza chiedere alcun compenso (proprio lui che chiunque pagherebbe per averlo in qualsiasi manifestazione). Ha addirittura offerto da bere al bar di fronte alla libreria dove si è svolto l'evento, chiamato "Sicilia" per felice combinazione.

Quale aspetto l'ha colpita particolarmente della critica di Eco al suo saggio?

Intanto sono rimasto sbalordito dalla cura con cui ha letto tutto il libro. Nel corso della presentazione ha addirittura letto al pubblico l'intera nota 78, in corrispondenza della quale aveva posto un'orecchietta nella sua copia personale. In quella nota riconduco la sua concezione filosofica del rapporto pensiero-realtà a quella di un altro filosofo (Karl Popper) e lui ha mostrato di condividere in pieno l'accostamento. Essendo stato poi molto colpito dal grado di familiarità che ho con le sue numerose opere e dalla grande quantità di riferimenti ad altri autori che ho scovato nei suoi romanzi, ha voluto fare un piccolo elenco (accuratamente annotato in un "pizzino") di alcune cose che mi sono sfuggite. È stato uno dei momenti più belli della presentazione, perché ha rivelato cose mai confessate prima (come una citazione nascosta di Lutero nel Nome della rosa).

E viceversa?

Le cose che Eco ha apprezzato di più nel mio libro, come lui stesso mi ha detto, sono due: 1) il fatto che, nel ricostruire il suo debito con Borges, io abbia allungato la lista di testi borgesiani che lui stesso ha fornito allorché, in un saggio specifico, ha illustrato dove e come è stato influenzato dallo scrittore argentino; 2) la mia rilettura attualizzata del Nome della rosa, uscito ormai trentun anni fa, proposta nella conclusione del mio libro.

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