«Das Leben der Erkenntnis ist das Leben, welches glücklich ist, der Not der Welt zum Trotz» (Ludwig Wittgenstein, Tagebucheintrag vom 13.8.16).


«E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citerò Cioran (…): “Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. ‘A cosa ti servirà?’ gli fu chiesto. ‘A sapere quest’aria prima di morire’”» (Italo Calvino, chiusa di "Perché leggere i classici").


«Neque longiora mihi dari spatia vivendi volo, quam dum ero ad hanc quoque facultatem scribendi commentandique idoneus» (Aulo Gellio, "Noctes atticae", «Praefatio»).


lunedì 5 marzo 2012

"Le passioni dell'anima" di Raffaele Simone



A partire da un bell'articolo di Corrado Augias su Cristina di Svezia ("Repubblica" del 26 febbraio), in cui si dà conto di uno dei documenti esposti nella mostra Lux in arcana ospitata nei Musei Capitolini di Roma, inseguendo in rete per associazione di idee echi e ricordi sul mistero della morte di Cartesio (polmonite da freddo o avvelenamento con arsenico?), analizzato nei saggi di Eike Pies (Il delitto Cartesio. Documenti, indizi, prove, Sellerio 1999) e di Theodor Ebert (Der rätselhafte Tod des René Descartes, 2009), sono arrivato a questo recente romanzo di Raffaele Simone  (Garzanti, settembre 2011), che mi ha messo addosso una grandissima curiosità. In effetti, i circa quattro mesi di Cartesio a Stoccolma, e soprattutto gli ultimi dieci giorni (2-11 febbraio 1650), forniscono materiale a sufficienza per un bel thriller storico-politico, con tanto di sicario agostiniano mandato dal Papa per eliminare con un'ostia imbevuta di arsenico il filosofo che, con le sue lezioni di matematica e filosofia razionalista, avrebbe potuto interrompere il cammino di conversione dal protestantesimo al cattolicesimo della ventiquattrenne Regina, su cui la Chiesa lavorava con un'opera di persuasione lenta e riservata. E poi c'è la capricciosa e vivace Cristina, che considera il grande filosofo una preda della propria vanità intellettuale, al punto che, avutolo finalmente a Stoccolma, lo potrà abbandonare al suo destino di solitudine e morte prematura; e c'è la Chiesa, che considera Cristina una preda troppo ghiotta per la propria propaganda controriformista, al punto che, accoltala a Roma convertita, la coccolerà con feste e onori e la seppellirà in San Pietro, chiudendo per ragion di Stato entrambi gli occhi sulle sue conclamate tendenze lesbiche e libertine.
Il 3 marzo scorso, visitata la mostra dei 100 documenti segreti del Vaticano (tra cui quello della conversione di Cristina è per la verità uno dei meno significativi), sono andato a comprare alla Feltrinelli della Galleria Sordi l'unica copia disponibile del libro di Simone. Ebbene, si tratta di un libro magnifico e lo  sto leggendo con grande godimento. Simone è un linguista raffinato che, nel raccontare gli ultimi mesi di vita di Cartesio, sperimenta una forma inedita di romanzo epistolare composto quasi "di sole citazioni" (come si dice  nella nota "Al lettore" posta in calce, con allusione a un progetto d'opera delineato, secondo Hannah Arendt, da Walter Benjamin), perché in gran parte basato sull'epistolario e sulle opere del grande filosofo francese. Da Le passioni dell'anima di Cartesio, per esempio, sono tratte le epigrafi delle lettere che costituiscono gran parte dei 54 capitoli (mentre le pagine dei diari di Cartesio e della moglie di Chanut che si alternano con le lettere, nonché alcune "note" segrete, sono prive di epigrafi). Controllando poi le lettere a Elisabetta di Boemia, a Chanut e a Cristina di Svezia stampate in appendice all'edizione Laterza de Le passioni dell'anima, ho appurato che Simone lavora effettivamente con materiale prodotto dagli stessi protagonisti, interpolando ed inventando ad arte per offrire una straordinaria riflessione sul rapporto tra intellettuali e potere.
Da sottolineare infine anche la limpidezza "cartesiana" del registro linguistico scelto: Simone evita di appesantire il testo con inutili fronzoli stilistici e usa un italiano sorvegliato, limpido e preciso. 
Mi pare incredibile che un lavoro del genere, che ho scoperto per caso, stia passando quasi inosservato nel panorama letterario italiano.



Risvolto e quarta di copertina:

Il 1° settembre 1649, da un porto olandese, un viaggiatore straordinario si imbarca per Stoccolma. Chi invita in Svezia René Descartes è la regina Cristina, trionfatrice della Guerra dei Trent'anni, femme philosophe, che allo stuolo di eruditi di cui si è circondata vuole aggiungere, come culmine, il grande francese. A Stoccolma, che vive uno dei suoi autunni più gelidi e cupi, Descartes incontra amici fidati (l'ambasciatore di Francia Chanut e sua moglie Emilie), molta gente singolare (il pittore Machado, inetto nella pittura ma poeta esperto) e moltissima malfida. Rintanato in casa, isolato da tutti, in attesa della chiamata della regina, si rende conto che solo la vanità lo ha indotto al durissimo viaggio: la regina sembra aver perso interesse per lui, mentre gli si crea attorno un clima di dicerie e sospetti. Gli echi del mondo esterno gli arrivano, attutiti dal freddo, attraverso i racconti del valletto: la presenza invisibile del cancelliere Oxenstierna, l'ombra del re Gustavo Adolfo, il clima di doppiezza e di insidia alimentato da un fitto reticolo di spie. A sostenere Descartes è la corrispondenza che tiene con mezza Europa, in particolare con la principessa Elisabetta, oggetto di una straordinaria passione intellettuale: a lei dà consigli filosofici, medici e politici e confida la sua speranza di ritorno. Nel contempo però commette imperdonabili errori, come dedicare alla regina il trattato Le passioni dell'anima che ha scritto per Elisabetta. Nella sua casa, ove più voci gli riportano dei complotti della corte, è visitato da sogni, sperimenta il richiamo dell'eros, attraverso Machado si inizia alle arti, è l'ignaro oggetto della passione di Madame Chanut.
Ma in un'alba di ghiaccio, mentre aspetta di esser ricevuto dalla regina, Descartes ha il malore che lo conduce a morte. Nella narrazione delle sue ultime ore, fatta a più voci, in un'insostenibile concitazione si affacciano tutte le interpretazioni, anche le più perturbanti. Le passioni dell'anima racconta tutto questo con un'impercettibile tessitura di testi autentici, interpolazioni e apocrifi, doppiando così nella scrittura una storia in cui il vero e il falso, il detto e il non detto s'intrecciano senza posa.   


«Tempeste di vento accompagnano la nostra avanzata, giorno e notte, con pioggia e senza: a momenti il vento è di tale violenza che pare svellere dal loro alloggiamento le assi della nave e gli alberi, che scricchiolano e si flettono come per ribellarsi alla forza che li opprime; in altri momenti è più blando ma sempre abbastanza potente da impedire le operazioni della navigazione e soprattutto, per quanto mi riguarda, ogni attività del pensiero.»

Dal Diario di monsieur Descartes, 5 settembre 1649



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