«Das Leben der Erkenntnis ist das Leben, welches glücklich ist, der Not der Welt zum Trotz» (Ludwig Wittgenstein, Tagebucheintrag vom 13.8.16).


«E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citerò Cioran (…): “Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. ‘A cosa ti servirà?’ gli fu chiesto. ‘A sapere quest’aria prima di morire’”» (Italo Calvino, chiusa di "Perché leggere i classici").


«Neque longiora mihi dari spatia vivendi volo, quam dum ero ad hanc quoque facultatem scribendi commentandique idoneus» (Aulo Gellio, "Noctes atticae", «Praefatio»).


martedì 7 ottobre 2014

UNO STRAMBO ANELLO: COME CITARE UN PROPRIO LIBRO IN STILE "SMEMORATO DI COLLEGNO"



La nota 1 al capitolo 21 di I Am A Strange Loop (2007) di Hofstadter contiene uno strano lapsus in forma di strambo loop. Il vecchio Doug a un certo punto del testo fa riferimento alla nozione di "intuition pump" introdotta dal suo amico Dan Dennett, e nella nota relativa scrive:

«Dennett introduced his term “intuition pump”, I believe, in the Reflections that he wrote on John Searle’s “Chinese room” thought experiment in Chapter 22 of [Hofstadter and Dennett]».

Dunque, Hofstadter "crede" che Dennett abbia introdotto l'espressione nel commento in coda al famoso saggio di Searle "Minds, Brains, and Programs", antologizzato nel 1981 nel loro famoso libro The Mind's I. Ora, bisogna ricordare che le "Riflessioni" dei due curatori in coda ai brani o saggi inclusi in quell'antologia erano firmate o solo da uno di loro o da entrambi. Ebbene, se uno va a controllare quelle dedicate a Searle, scopre una cosa curiosissima: esse sono firmate dal SOLO Hofstadter (e tra l'altro sono così celebri e importanti che ormai costituiscono una pietra miliare nella letteratura critica sulla "Stanza cinese")!
Cosa diavolo combina Hofstadter? Cita un PROPRIO testo attribuendolo a Dennett e addirittura indicandolo come fonte più antica di un importante concetto della filosofia contemporanea?
E non è finita qui. Subito dopo la menzione della nozione dennettiana, Hofstadter dice di essere andato a prendere dalla propria libreria una copia di quel libro perché una cosa che sta discutendo - un esperimento mentale di teletrasporto proposto nel 1984 da Derek Parfit - gli ha ricordato l'attacco dell'Introduzione a The Mind's I firmata da Dennett (e l'insinuazione, abbastanza fondata, è che si tratti di un caso di plagio). Quindi il libro ce l'ha sotto mano!
Inoltre, in quelle vecchie pagine, in cui veniva comunque usato il "noi", l'espressione "intuition pump" effettivamente compariva e l'autore informava tra parentesi e senza aggiungere altro che essa era di Dennett ("(Dennett's term)"), mentre nel capitolo 26 lo stesso Dennett la userà nelle sue Reflections in coda a un dialogo di Hofstadter in cui Achille e la Tartaruga discutono sul cervello di Einstein. Ma, allora, dove e quando è stata creata la nostra benedetta espressione?
La risposta è semplice: Dennett aveva introdotto l'espressione l'anno prima, cioè nel saggio del 1980 "The milk of human intentionality", che era uno dei 28 commenti di replica che accompagnarono l'uscita originale del saggio di Searle sulla rivista «The Behavioral and Brain Science». Ecco il passo che ne costituisce l'atto di nascita: «Searle's form of argument is a familiar one to philosophers: he has constructed what one might call an intuition pump, a device for provoking a family of intuitions by producing variations on a basic thought experiment».
Per colmo di ironia, infine, le Reflections firmate da Hofstadter si aprivano proprio con un riferimento alle 28 prime risposte al saggio di Searle, una delle quali era appunto la fonte primaria dell'espressione "intuition pump".

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