«Das Leben der Erkenntnis ist das Leben, welches glücklich ist, der Not der Welt zum Trotz» (Ludwig Wittgenstein, Tagebucheintrag vom 13.8.16).


«E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citerò Cioran (…): “Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. ‘A cosa ti servirà?’ gli fu chiesto. ‘A sapere quest’aria prima di morire’”» (Italo Calvino, chiusa di "Perché leggere i classici").


«Neque longiora mihi dari spatia vivendi volo, quam dum ero ad hanc quoque facultatem scribendi commentandique idoneus» (Aulo Gellio, "Noctes atticae", «Praefatio»).


martedì 12 agosto 2014

DUE COSE SU "IL PIANETA DELLE SCIMMIE" DI PIERRE BOULLE (1963)

(Una scheda di lettura molto tardiva, occasionata dall'uscita, in queste settimane, dell'ultimo film della serie)



1) In relazione ai film. La cosa che salta subito agli occhi, confrontando il romanzo con gli otto film che ha ispirato (non parlo delle serie TV perché non le ho viste), è il modo interessante in cui certi pezzi di quello risultano sparpagliati qua e là in tutti questi, pur essendo solo due le pellicole che ne costituiscono la trasposizione cinematografica in senso stretto (quella del 1968 e quella del 2001). Per esempio, gli umilianti test cognitivi e comportamentali cui nel romanzo viene sottoposto Ulisse Mérou dalle scimmie Zira e Zaius su Soror sono ripresi quasi alla lettera nel film del 1971, solo che qui a subirli sulla Terra è la scimmia scienziata Zira, arrivata dal futuro per partorirvi Cesare e morirvi insieme al compagno Cornelius. Curiosamente, poi, le due trasposizioni "tradiscono" in modo diverso il finale del romanzo, anche se ne colgono il messaggio essenziale: le scimmie erediteranno il mondo, o i mondi. E tuttavia, pur essendo stato saccheggiato quasi atomo per atomo dagli otto film, al romanzo sono rimasti fino ad ora almeno due elementi-chiave: la cornice narrativa (il manoscritto nella bottiglia abbandonata nello spazio e recuperata da una coppia di turisti interplanetari che viaggiano dentro la loro "vela" a sfera) e lo straordinario episodio (III.8) della femmina umana da laboratorio che, sottoposta a stimolazione elettrica del cranio da Helius (collega di Cornelius), recupera la memoria della specie depositata nel suo cervello più antico e si mette a raccontare come se fosse un registratore fossile la "diretta" a più voci della decadenza umana di diecimila anni prima, con la concomitante e progressiva ascesa delle scimmie (eppure questo, in vario modo, è il tema di ben cinque degli otto film).

2) Come opera in sé. Non esiterei a definire il romanzo un piccolo capolavoro. La scrittura è essenziale e cristallina, mentre la narrazione, scandita in 38 brevi capitoli raggruppati in tre parti (17+9+12), procede con un passo ritmico e incalzante. Vi si trovano l'ironia pungente e concettualmente spiazzante di Swift e Voltaire, la visionarietà di Verne e la leggerezza e rapidità del coevo Calvino cosmicomico. Nel testo, poi, sono disseminati riferimenti più o meno espliciti e mai pesanti alla letteratura, alla filosofia e alla scienza: da Omero a Dante (il protagonista, un giornalista francese che nel primo film con Charlton Heston diventerà l'astronauta americano George Taylor, si chiama Ulisse e l'anfiteatro gremitissimo e rumorosissimo del congresso annuale dei biologi scimmieschi, in II.7, gli ricorda l'inferno dantesco), da Aristotele a Tolomeo, da Cartesio a Nietzsche, da Darwin ad Einstein, e poi Pavlov, Thorndike, Köhler, Skinner, fino agli esperimenti di Penfield basati sulla stimolazione elettrica delle aree senso-motorie della corteccia cerebrale. Per non dire della rivisitazione in chiave parodica della Repubblica di Platone, con la società scimmiesca planetaria suddivisa in tre classi, gli orangutan, i gorilla e gli scimpanzé, ciascuna con funzioni ben precise che rispecchiano la natura e l'indole dei loro componenti (II.5).


In tal senso, esso costituisce un vero giardino delle delizie per il lettore che lo attraversa munito di rilevatori di ammiccamenti intertestuali e indossando gli occhiali della filosofia della mente, delle neuroscienze e della teoria dell'evoluzione.

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