Una mia recensione al libro di Franco Lo Piparo Il professor Gramsci e Wittgenstein. Il linguaggio e il potere, Donzelli 2014.
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ANTEPRIMA
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Il piccolo e denso volume di Franco Lo Piparo, Il professor Gramsci e Wittgenstein (2014), è un gioiello di storiografia filosofica poliziesca che tenta di mettere in luce un nodo storico-filosofico cruciale del pensiero del Novecento sulla base sia di circostanze precise e documentate sia di vari indizi temporali, filologici e concettuali interpretati sulla base di un'ipotesi investigativa. In particolare, a) i ben noti rapporti di amicizia - arricchiti da una fitta rete di scambi intellettuali ed epistolari - dell'economista Piero Sraffa da un lato con Antonio Gramsci e dall'altro con Ludwig Wittgenstein; b) il fatto che l'ultimo dei Quaderni dal carcere (n. 29, 1935), incentrato su una teoria storico-pragmatica della grammatica, sia sostanzialmente coevo alla concezione delle Ricerche filosofiche (la prima stesura manoscritta dei paragrafi 1-188 della prima parte risale al 1936 e segue di poco il Libro blu, 1933-1934, e il Libro marrone, 1934-1935), cioè il testo-chiave che segna la svolta antropologico-pragmatica del cosiddetto "secondo Wittgenstein", nonché c) l'aria di famiglia concettuale e persino lessicale (si pensi a un termine come praxis) che sembra accomunare Q. 29 e RF, spingono Lo Piparo a proporre una tesi inedita e ardita: Sraffa è stato il mediatore di idee che, facendo nei primi anni Trenta la spola tra i due amici (uno si trovava in carcere in Italia e l'altro insegnava a Cambridge), li ha messi in comunicazione determinando il verificarsi di forti influenze reciproche tra due grandi pensatori del Novecento che non solo non si conobbero mai di persona ma forse non seppero mai l'uno dell'altro (quel che è certo è che nessuno dei due fa mai riferimento esplicito all'altro negli scritti a noi noti fino ad ora). (Link alla versione completa del saggio)
Wittgenstein |
Gramsci |
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