«Das Leben der Erkenntnis ist das Leben, welches glücklich ist, der Not der Welt zum Trotz» (Ludwig Wittgenstein, Tagebucheintrag vom 13.8.16).


«E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citerò Cioran (…): “Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. ‘A cosa ti servirà?’ gli fu chiesto. ‘A sapere quest’aria prima di morire’”» (Italo Calvino, chiusa di "Perché leggere i classici").


«Neque longiora mihi dari spatia vivendi volo, quam dum ero ad hanc quoque facultatem scribendi commentandique idoneus» (Aulo Gellio, "Noctes atticae", «Praefatio»).


lunedì 30 gennaio 2017

SERENDIPITA'

Riapro per consultazione il classico testo di Searle sulla filosofia della mente e realizzo che non conosco affatto la fonte del disegno della copertina. Anzi, mi rendo conto di non averla mai osservata attentamente. Esplorandola con una lente di ingrandimento, mi accorgo che si tratta di una mirabile rappresentazione dell'architettura cognitiva e dei contenuti della conoscenza umana. Ecco il mondo sensibile, costituito dai quattro elementi del pensiero antico, che è connesso ai cinque sensi e si proietta sull'anima sensitiva, collocata nel lobo frontale. Questa, attraverso la sua parte immaginativa, genera un mondo "immaginabile", costituito dalla proiezione "in ombra" del mondo sensibile. Essa, inoltre, è collegata attraverso una sorta di filo, chiamato "verme", all'anima cogitativa ed estimativa, situata all'altezza del lobo parietale, dove si articola in mente, intelletto e ragione. Quest'ultima anima è collegata all'anima che memorizza e muove, collocata al confine tra i lobi parietale, temporale e occipitale. In quanto memoria, essa custodisce i ricordi e le immagini del mondo sensibile, di quello intelligibile e di quello "immaginabile"; in quanto centro del movimento, invece, essa opera attraverso la parte estrema del cervello (il cervelletto?) e il midollo spinale.  

Fin qui il disegno riportato sulla copertina del libro di Searle. Ma da dove diavolo viene? Il massimo che la casa editrice Boringhieri sa dire nel colophon è questo: "Schema grafico della copertina di Pietro Palladino e Giulio Palmieri". Non mi resta che tentare la ricerca in rete. Come fare? Lancio su Google immagini alcune parole prelevate dal disegno e mi affido alla fortuna, che mi viene incontro sotto le vesti di un articolo in tedesco in cui l'immagine è riportata con la preziosa didascalia: si tratta di un disegno contenuto nell'opera del famoso medico, alchimista, astrologo, neoplatonico, cabalista e rosacrociano inglese Robert Fludd, Utriusque cosmi, maioris scilicet et minoris, metaphysica physica atque technica historia (1617-19), che ricordo vagamente e quasi esclusivamente attraverso i numerosi riferimenti contenuti nel Pendolo di Eco. Naturalmente in rete è possibile scaricare la versione digitalizzata della prima edizione della monumentale opera e il mio disegno si trova a pagina 217 del secondo tomo, di cui sotto riporto il frontespizio. Sfogliare pagina per pagina un'opera del genere è un piacere indescrivibile per gli occhi, perché le innumerevoli illustrazioni - che riguardano tutto, dalla cosmografia alla notazione musicale, dalla geometria alle fortificazioni, dalle tavole numeriche a quelle anatomiche, all'insegna dell'idea ermetica di base che microcosmo e macrocosmo siano profondamente interconnessi - sono di una bellezza che toglie il fiato. 

Trovato il disegno, l'ultima sorpresa è data dalla scoperta che la versione usata per la copertina del libro di Searle è monca, perché vi è stato eliminato addirittura il mondo più importante, cui si accede grazie all'anima cogitativa ed estimativa, cioè tramite le facoltà cognitive superiori della mente, dell'intelletto e della ragione. Si tratta del mondo intellettuale, costituito dalla Trinità, con lo Spirito Santo che procede sia dal Padre genitore che dal Figlio genito, e dalle nove schiere angeliche (serafini, cherubini, dominazioni, troni, potestà, virtù, principati, arcangeli e angeli), che a noi italiani il Poeta ha reso familiari.


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