«Das Leben der Erkenntnis ist das Leben, welches glücklich ist, der Not der Welt zum Trotz» (Ludwig Wittgenstein, Tagebucheintrag vom 13.8.16).


«E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citerò Cioran (…): “Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. ‘A cosa ti servirà?’ gli fu chiesto. ‘A sapere quest’aria prima di morire’”» (Italo Calvino, chiusa di "Perché leggere i classici").


«Neque longiora mihi dari spatia vivendi volo, quam dum ero ad hanc quoque facultatem scribendi commentandique idoneus» (Aulo Gellio, "Noctes atticae", «Praefatio»).


giovedì 28 febbraio 2013

Lettera al Papa che se ne va




Caro Ratzinger,

volevo dirti, per quello che può servire (cioè niente), che personalmente ti ho trovato sempre più interessante del tuo tanto celebrato predecessore.
Sei stato un bersaglio polemico valido, perché, come ci ha insegnato il nostro comune maestro, gli atei e antimetafisici come me e i teisti e metafisici come te hanno in comune la devozione alla verità, anche se declinata in due sensi molto diversi (parola di Dio: Nietzsche, FW 344).
Certo, ne hai sparate di fesserie sulla presunta legge naturale inscritta nel cuore degli uomini! Ma, in ogni caso, i tuoi sforzi di razionalizzare e naturalizzare i dogmi della tua dottrina rendevano il tuo linguaggio in parte comprensibile a noi razionalisti, che così potevamo esercitare una sana e implacabile critica.
Sulla tua giovinezza nazista non ho mai avuto nulla da dire. Che scelta aveva un ragazzo nella Germania di Hitler? In Italia, quando una scelta, per quanto difficile, fu possibile, alcuni futuri e famosi intellettuali (compreso un premio Nobel) scelsero Salò. Per non parlare dei giovani italiani di oggi, i peggiori di tutti, che, potendo scegliere qualsiasi cosa, guardano Maria De Filippi e votano Berlusconi.
Viceversa, il tuo predecessore era pessimo sotto ogni punto di vista.
In politica estera, da un lato inciuciava con Pinochet e con Castro (ma solo quando era ormai triste, solitario y final) e finanziava coi soldi sporchi dello Ior l'opposizione al regime polacco (roba meritoria, magari, ma che ci aspetteremmo dalla Cia, non da un Papa), dall'altro silenziava la teologia della liberazione e i preti sudamericani che stavano dalla parte dei più deboli.
In casa, poi, solleticava i peggiori istinti superstiziosi e miracolistici dei poveri di spirito, come se non bastassero i danni culturali causati da Padre Pio. A partire dall'attentato, si è trasformato nel capo dei creduloni idolatri, delirando sulla pallottola deviata in calcio d'angolo dalla Madonna (invece di baciare i piedi ai chirurghi) e sul terzo mistero di Fatima. Poi, un bacio a Teresa di Calcutta di qua e l'esibizione oscena del suo declino fisico di là, hanno contribuito a creare un patetico mito idolatrico. Sul piano intellettuale, poi, la sua ultima produzione teologico-filosofica è stata irrilevante, se non altro perché il suo ghost writer eri tu (vedi Fides et ratio, in cui la tua mano si sente ad ogni riga).
E infatti tu sai benissimo cosa vuol dire essere il burattinaio di un Papa, visto che sei stato il suo. Ed ora, rendendoti conto che l'età ti stava lentamente trasformando nel burattino di prelati più giovani e più cinici, hai rinunciato all'incarico, compiendo un gesto di intelligenza astuta, più che di sacrificio coraggioso.

Buon tramonto contemplativo, dunque, lì sul monte della solitudine.

Con stima.

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