Anche se Hallucinations di Oliver Sacks è del 2012, la sua recente uscita in italiano per Adelphi si è incrociata casualmente con quella di Storia delle terre e dei luoghi leggendari di Umberto Eco, e questo mi ha permesso di leggerli in parallelo. Ebbene, la circostanza fortuita è stata una potente pompa di intuizione generatrice di senso, perché ho potuto vedere i due libri come se fossero l'uno il commento dell'altro. La lista vertiginosa delle allucinazioni partorite dal cervello, non necessariamente "malato", che Sacks qua e là mette in relazione con l'arte e la religione, cioè con la creazione dei miti, si riversa nel catalogo caleidoscopico dei miraggi culturali compilato da Eco, il quale a un certo punto inserisce una frase e una nota che legittimano una lettura in chiave neurologica dei fenomeni da lui presi in esame: «Certo, [Marco] Polo sente voci misteriose nel deserto di Lop, ma provate a cavalcare per settimane e settimane nel deserto. [Nota] Cfr. Geiger (2009) [The Third Man Factor: The Secret of Survival in Extreme Environment]: quando ci si trova in un 'ambiente estremo' (come vette o deserti) anche le persone normali possono avvertire le presenze di esseri misteriosi, o avere allucinazioni visive e auditive» (p. 112).
E questo, per dire, è il tema del secondo e del quarto capitolo del libro di Sacks, intitolati rispettivamente «Il cinema del prigioniero: deprivazione sensoriale» e «Sentire 'cose'». Ma la lettura incrociata può andare molto più lontano.
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